L’Ue militarizza in confini: “10mila guardie armate con poteri esecutivi”

Diecimila guardie costiere e di frontiera. L’Ue si “militarizza” anche se dalle parti di Bruxelles vorrebbero che questo termine non venisse usato.

Non stiamo creando una fortezza”, dicono sommessamente. Sarebbe troppo politicamente scorretto ammettere che i flussi migratori hanno creato un grosso “problema” all’Europa. E che ora è necessario trovare un rimedio. Anche drastico.

Ci sono voluti tre anni, accordi scellerati sulla gestione dei migranti e migliaia di morti in mare per “convincere” l’Ue a fare qualcosa. Dopo l’accordo con la Turchia, che tanto alleggerì il peso della Germania, Bruxelles aveva prodotto solo le missioni Triton e Sophia. Lasciando però a Italia, Grecia e Spagna il vero onere di sbrogliare la matassa. Eunavfor Med, peraltro, non si rivelò neppure una grande conquista per il Belpaese, visto che i circa 45mila stranieri recuperati dalle navi militari comunitarie sono finiti tutti sulle nostre coste. Una fregatura.

Il pugno duro mostrato da Salvini sui porti e lo scontro avvenuto a livello europeo al summit sulle migrazioni sembrano dunque aver prodotto qualcosa. È ancora presto per valutarne gli effetti, ma dopo tanto immobilismo almeno il carrozzone sembra deciso a muoversi. Si spera nella direzione giusta.

Ieri il commissario europeo alle Migrazioni, Dimitris Avramopoulos ha presentato le proposte della Commissione per la revisione di Frontex, l’Agenzia per il controllo delle frontiere. Se ne parla da qualche giorno, ma ora il greco ha svelato alcuni dettagli. Non indifferenti. Intanto le diecimila guardie saranno operative dal 2020 e avranno dei “poteri esecutivi”. Cosa significa? Che potranno controllare le identità delle persone che varcano i confini esterni di Schengen, autorizzare o rifiutare l’ingresso a chicchessia e intercettare i migranti alle frontiere. Ad oggi infatti, gli operatori di Frontex non possono “far parte formalmente delle squadre operative” e non possono “portare a termine molte azioni necessarie a controllare efficacemente i confini” oppure svolgere i “compiti connessi ai rimpatri” perché quelle mansioni sono riservate “solo dal personale degli Stati membri”. Un controsenso.

Se la proposta della Commissione dovesse passare, allora gli agenti di Frontex potranno anche aiutare le autorità locali a verificare se gli immigrati hanno diritto all’asilo o meno e partecipare alle operazioni di rimpatrio. Basterà? Chissà. Ma di certo sembra un’idea migliore rispetto a quella ipotizzata un mese fa, quando l’Ue cercò di convincere le capitali a accontentarsi di 6mila euro per ogni migrante ospitato. Un’elemosina.

Per finanziare l’operazione, Bruxelles ha pensato di mettere a bilancio qualche risorsa in più per la Guardia Europea Costiera e di Frontiera. Si parla di 1,3 mld di euro nel 2019-2020 e ben 11,3 miliardi per il settennato 2021-27. Gli operatori di Frontex passeranno dai 1.300 elementi attuali (più 1.500 riservisti) a 3mila agenti a lungo termine e una riserva di 7mila soldati immediatemente mobilitabili. Con questi fondi l’Agenzia avrà autonomia anche dal punto di vista dei mezzi, con navi, aerei e veicoli propri (oggi invece forniti dai governi nazionali).

Infine, la nuova Frontex potrà, in accordo con lo Stato interessato, lanciare operazioni congiunte e inviare personale fuori dall’Ue (pure in nazioni che non confinanti). “Agiranno sempre sotto il controllo del Paese in cui l’operazione ha luogo”, ha spiegato il commissario europeo. E se permesso dall’ordinamento dello Stato, i militari saranno pure armati. “La proposta – ha detto Avramopoulos – prevede che i funzionari potranno portare armi di servizio, ma dovranno seguire comunque le norme dello Stato ospitante”.

Solo il tempo ci dirà se sono soltanto buoni propositi. O se la “militarizzazione” dell’Europa avrà effetti reali.

IL GIORNALE

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