Caos Milleproroghe, fiducia a scatola chiusa

Roma. Prima fiducia per il governo Conte. Il governo ieri ha posto alla Camera la questione sul decreto Milleproroghe.

La scelta ha suscitato l’indignazione del Pd (circa 110 voti di fiducia nella passata legislatura dei quali 66 con Matteo Renzi a Palazzo Chigi) e delle altre opposizioni per un cavillo. La richiesta è stata avanzata dall’esecutivo il 24 luglio scorso, prima che il decreto fosse firmato dal presidente della Repubblica e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. La cartina di tornasole della «cialtronaggine» dei Cinque stelle, ha chiodato Matteo Renzi. Un folto numero di deputati del Pd ha occupato l’Aula della Camera e alcuni di loro si sono seduti sui banchi del governo. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, ha minimizzato parlando di «critiche senza fondamento» e di «inutile polverone mediatico», in quanto «la procedura seguita dal governo è legittima e lo dimostrano i precedenti». Il voto inizierà oggi alle 12.40 ma non c’è alcuna certezza sulle tempistiche poiché nella conferenza dei capigruppo non è stata raggiunta un’intesa.

La fiducia è posta sul testo approvato dalle commissioni (taglio di 1,1 miliardi al fondo per la riqualificazione delle periferie). Alcuni sindaci tra i quali quelli di Firenze e di Pesaro hanno minacciato il ricorso alle vie legali. Anche Forza Italia ha duramente criticato lo storno di risorse per il Mezzogiorno. Il decreto, infatti, non ha recepito l’intesa raggiunta tra il governo e l’Anci per il ripristino dei fondi in un triennio. Le altre questioni dirimenti riguardano soprattutto le autocertificazioni dei vaccini obbligatori per la frequenza scolastica. IL GIORNALE.IT

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