Massimo Ferrero arrestato, le accuse contro ‘Viperetta’. Custodia cautelare in carcere
Scatta l’arresto per il presidente della Sampdoria. A finire in manette è Massimo Ferrero, in seguito all’inchiesta avviata per reati societari e bancarotta. Nessun coinvolgimento del club blucerchiato nel reato. Immediato il mandato di arresto da parte della Guardia di Finanza, con il trasferimento del presidente presso la struttura penitenziaria di San Vittorie a Milano.
“Avevo 14 anni e andai in un carcere minorile. Mia madre mi passava sigarette di contrabbando. Una storia adolescenziale, visto che stavo con una ragazzina figlia di un vigile che non approvava la nostra relazione, era un malato di mente. Gli diedi uno schiaffo quando mi fermò col motorino e mi portò in carcere”.
Il racconto del presidente della Sampdoria fa luce su un personaggio sempre molto contestato dalla tifoseria. Privo di filtri, Massimo Ferrero, ex attore classe 1951, ma anche produttore cinematografico e imprenditore finisce la sua corsa dietro le sbarre.
Come riportato da Repubblica nei giorni scorsi, Ferrero era stato inizialmente indagato, in riferimento alla cessione del centrocampista Pedro Obiang nel 2015 dalla Sampdoria al West Ham per 6,5 milioni di euro (i cui soldi erano stati utilizzati per operazioni al di fuori del club), con le accuse di dichiarazione fraudolenta, riciclaggio e truffa, ma era stato assolto.
Accertata la bancarotta fraudolenta alla luce di alcuni accordi di fallimento relativi ad alcune aziende del presidente della Sampdoria. Infatti, come riportato su Calcio e Finanza, si apprende che: “Il 2 ottobre 2014 infatti somme consistenti sarebbero arrivate direttamente a Massimo Ferrero”.
Trattasi, secondo quanto riportato dallo stesso articolo, di “denaro che secondo gli inquirenti sarebbe stato mascherato dietro “conciliazioni lavorative ideologicamente false”, che in realtà sarebbero “prive di fondamento”. In questo modo sarebbero state svuotate le casse della società”. E nell’ambito della stessa inchiesta della procura di Paola, in cui la società ligure non risulta coinvolta, altre 5 persone finiscono ai domiciliari, come la figlia Vanessa e il nipote Giorgio.