Covid e variante Delta Plus: nuove restrizioni per tre regioni italiane

La variante Delta plus dopo aver provocato un fortissimo aumento di casi in Regno Unito, sembra essere arrivata anche in Italia, iniziando a far paura nel nostro paese. Marche, Umbria e Abruzzo sono alle prese con un sensibile incremento di ricoveri sia ordinari che in terapia intensiva.

Per questo motivo le autorità stanno rivolgendo appelli volti ad accelerare la campagna vaccinale con la terza dose. Sebastiani ha espresso la sua opinione sulla variante Delta plus, con uno sguardo all’Italia e ad altri Paesi.Powered by

Sebastiani sulla variante Delta plus

Secondo l’esperto Sebastiani i contatti di Romania e Bulgaria con l’Italia orientale, sarebbero in parte responsabili dell’aumento delle infezioni. In questi paesi si è alle prese con un boom in termini di contagi. Quanto all’Italia è Trieste la città con la più alta incidenza, pari a 227 casi ogni 100.000 abitanti, 4 volte quella del resto del Paese.

E’ sulla base di questo che Sebastiani conclude: “Non penso che il caso di Trieste si possa spiegare con le manifestazioni no-vax, ma con i contatti costanti con l’Est Europa”. Altri esperti hanno ricondotto i dati ai cortei contro il Green Pass, occasione di assembramento, e alla bassa percentuale di vaccinati.

Cos’è la Variante Delta plus

La subvariante AY.4.2 deriva da una mutazione della subvariante AY.4, che è stata sequenziata la scorsa primavera come prima variante della Delta: della AY.4 sono stati rilevati da Piacenza a Rimini finora 640 casi su 5121 campioni esaminati, con una prevalenza del 12,5%.

Di fronte alla presenza di questa nuova sub-variante, la Regione ha scelto di potenziare sia il monitoraggio diagnostico che il sequenziamento: per quest’ultima attività in particolare si aggiungeranno nelle prossime settimane, ai centri già operativi, anche i laboratori dell’Azienda ospedaliera di Modena e quelli dell’Ausl di Bologna.

A oggi non c’è nessuna evidenza scientifica che la nuova sub-variante AY.4.2 sia in qualche maniera più resistente al vaccino né che possa avere conseguenze più gravi tra le persone vaccinate. I primi studi sembrano però confermare gli esiti di quelli più estesi già realizzati in Inghilterra per quanto riguarda sia un maggiore indice di trasmissibilità, seppur ancora non misurabile, sia una maggiore quantità di virus rilevata nei positivi.

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