Diciotti, cade l’accusa di arresto illegale nell’inchiesta farsa del procuratore rosso contro il ministro Salvini
Caso Diciotti, l’inchiesta farsa del procuratore “comunista” di Agrigento contro il ministro Matteo Salvini “perde” un reato. Trasmettendo gli atti a Palermo, infatti, la procura ha fatto cadere l’accusa di arresto illegale, prevista dall’articolo 606 del codice penale.
Si ridefinisce il quadro giuridico nell’ambito delle indagini contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini per il caso della Nave Diciotti e delle decine di migranti trattenuti a bordo per giorni nel porto di Catania.
I migranti sono stati trattenuti sulla nave con un ordine impartito a voce e per questo potrebbe trattarsi (il condizionale è d’obbligo) di sequestro di persona ma non di arresto illegale. È però molto probabile che Salvini rimarrà indagato per una sola ipotesi di reato fra il sequestro di persona “semplice” e il sequestro a scopo di coazione, punito con una pena più pesante: le due ipotesi sarebbero infatti alternative. Gli altri reati ipotizzati dal pm di Agrigento Luigi Patronaggio, omissione d’atti di ufficio e abuso di ufficio sono considerati “residuali” e se costituissero le uniche accuse nei confronti di Salvini l’intera vicenda diventerebbe politicamente molto meno rilevante.
Ora però la palla passa al Tribunale dei ministri, competente per i provvedimenti che riguardano i titolari dei vari dicasteri. L’iter è piuttosto elaborato: la procura di Agrigento ha trasmesso le carte a quella di Palermo, che le deve studiare per capire con quali richieste di accusa trasmetterle al Tribunale dei ministri, a cui peraltro la procura potrebbe anche chiedere ulteriori indagini.