Delitto di Cogne, Franzoni: “Basta turismo macabro nella villetta”
Annamaria Franzoni è tornata in tribunale ad Aosta, ma questa volta in qualità di parte civile, insieme al marito Stefano Lorenzi. Sul banco degli imputati questa volta c’erano una giornalista e un telecineoperatore accusati di violazione di domicilio per essersi introdotti nella villetta che fu scenario dell’omicidio del piccolo Samuele Lorenzi.
Turismo macabro a Cogne
Annamaria Franzoni e Stefano Lorenzi hanno denunciato il turismo macabro alla villa di Cogne. La donna, che è libera dal 2019 dopo aver scontato 11 anni di carcere per l’omicidio del figlio, ha specificato che nonostante la villetta sia stata sottoposta a pignoramento, l’onore della custodia e della vigilanza spettano a lei, così come le responsabilità in caso di danneggiamenti. La Franzoni ha colto l’occasione per denunciare il macabro turismo che da anni ha preso d’assalto la villetta.
“Le persone entrano in giardino per sottrarre oggetti come ricordo” ha spiegato la donna, che con questo processo ha voluto sottolineare i limiti imposti dalla legge in materia di privacy.
Lo scopo è anche quello di scoraggiare qualsiasi iniziativa invasiva come il pellegrinaggio macabro alla villetta del delitto. Annamaria Franzoni, nonostante siano passati molti anni dal fatto, ha spiegato di aver paura che l’ingresso di troupe televisive possa incoraggiare atti emulativi di altre persone.
In questa occasione Franzoni ha spiegato di essere molto infastidita che dopo tutti questi anni si parli ancora della vicenda. La villa è stata messa in vendita all’asta nell’ambito di un contenzioso tra Annamaria Franzoni e il suo ex avvocato, Carlo Taormina, per il mancato pagamento dell’onorario del legale nell’esercizio della sua funzione.