“Don Rugolo era un manipolatore”. Sette ragazzi del suo gruppo accusano il prete arrestato: “Ci toccava spesso nelle parti intime”
Enna – “Si tratta di una persona molto egocentrica e permalosa, che vuole fare sempre la prima donna – ha sussurrato un ragazzo quando i poliziotti della squadra mobile gli hanno chiesto di don Giuseppe Rugolo – Ma è anche affabile, carismatico, un trascinatore. Però, se lo contrariavi, immediatamente ti isolava dal gruppo”. Un altro ha detto: “Capitava che scherzasse, e intanto allungava le mani, toccava la parti intime a noi maschi. Noi cercavamo di allontanarci per evitare di sovraccaricare tale gesto, però devo ammettere che era un po’ strano”. Un altro ancora ha ammesso: “Ci stupivamo che ai ritiri dormisse nella stessa stanza con uno dei ragazzi del gruppo. E per tre volte, quando avevo 18 anni, ha provato a infilarmi la mano nei pantaloni”.
Parlano i ragazzi di “Progetto 360”, creato dal sacerdote di Enna che da martedì si trova ai domiciliari con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di un giovane e di atti sessuali nei confronti di due minorenni. In sette hanno accettato di raccontare alla polizia quel clima di continua ambiguità che si viveva all’interno dell’associazione cattolica più importante della diocesi di Piazza Armerina. Don Rugolo era il grande “trascinatore”, come continuano a definirlo, ma anche un “manipolatore”, come lo chiama uno dei testimoni. Ora, questi racconti sono finiti nell’ordinanza di custodia cautelare. Anche se non evidenziano reati, ma fanno emergere un altro dramma. “Don Rugolo è riuscito a manipolare il pensiero e la volontà per fini anche turpi”, scrive la gip Luisa Maria Bruno, che parla di giovani “irretiti” dal prelato. “Il Progetto 360 – prosegue la giudice – concepito come centro di aggregazione e di orientamento dei giovani adolescenti con problematiche legate all’età, è divenuto di fatto platea per selezionare soggetti psicologicamente fragili con cui instaurare particolari legami”. Parole pesanti, che collocano questa vicenda oltre i tre casi di abusi contestati nel capo di imputazione e chiamano in causa la gestione di una grande associazione giovanile, che era affidata in tutto e per tutto a un sacerdote spregiudicato, senza alcun controllo da parte dei vertici della diocesi.
Sono drammatici i racconti dei sette testimoni. “Nel 2013, all’età di 19 anni – dice uno di loro – ho avuto la necessità di confrontarmi con una persona capace di orientarmi a livello spirituale e anche a livello sessuale, sentivo una certa confusione riguardo a quello che sarebbe stato il mio futuro”. Qualche mese dopo, a un ritiro spirituale accadde un fatto grave: “Di notte, mentre eravamo coricati su un divano letto, Giuseppe Rugolo si avvicinò e iniziò a toccarmi nelle parti intime. Mi alzai, in preda allo stupore e anche a una certa paura. Nei giorni successivi, si scusò cercando di farmi capire che i suoi sentimenti potevano essere considerati assolutamente normali senza che io dovessi scandalizzarmi o impaurirmi”. Dopo qualche mese, il sacerdote ci riprovò: “Nella canonica della chiesa. A quel punto, capii che non potevo più frequentarlo”.
Accade anche con un altro ragazzo. “Nell’agosto 2017, ero rimasto in sagrestia con lui, subito dopo la messa: all’improvviso, mi affrontò frontalmente con un forte abbraccio, cercando di baciarmi sulla bocca. Ebbi la prontezza di evitare che riuscisse nel suo intento. Ma rimasi scioccato, gli chiesi che stesse facendo. Mi rispose: “No, niente, niente””.
Solo di recente, i ragazzi di don Rugolo hanno trovato la forza di parlare. Considerazione amara della giudice: “L’indagato aveva manipolato le menti dei ragazzi, così guadagnandone la complicità ed il silenzio”. Il procuratore di Enna Massimo Palmeri ritiene che tanti altri ancora sappiano di don Rugolo. Lo ritiene anche la gip: “Soltanto pochi giovani hanno dimostrato una maturità sufficiente per sottrarsi alla manipolazione di cui purtroppo molti altri sono rimasti vittima”.