“Immigrazione? Ecco come tornare sovrani nel rispetto delle regole Ue”. Parla l’ammiraglio De Felice

 “Sul fronte dell’immigrazione esiste il modo di riaffermare la nostra sovranità rispettando le regole Ue“: parola dell’ammiraglio Nicola De Felice. “Draghi deve chiedere alla Ue e alla Nato sostegno e collaborazione per intervenire su immigrazione e terrorismo importato con gli sbarchi di clandestini. Altrimenti può sospendere l’adesione dell’Italia al Trattato di Dublino”, afferma convinto De Felice.Da sempre impegnato nella battaglia contro le Ong e il traffico di esseri umani nel Mediterraneo, l’ammiraglio spiega al Primato Nazionale come il governo Draghi può risolvere una volta per tutte la questione immigrazione. E sullo ius soli proposto dal neosegretario Pd Letta taglia corto: “Gli italiani non sono così ingenui da farsi imbrogliare dai radical chic“.

Ammiraglio, si parla solo di vaccini e pandemia ma gli sbarchi purtroppo sono aumentati e non si vede ancora il cambio di passo auspicato con il governo Draghi.
Il problema è politico. Esistono le norme del diritto marittimo internazionale, firmate o ratificate dagli Stati membri dell’Ue e della sponda Sud del Mediterraneo che permettono ad uno Stato costiero di far valere i propri interessi nazionali nel quadro del flusso illegale di migranti.

Quali sono queste norme?
Partiamo dagli importanti verdetti della Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo) e del Tar del Lazio del luglio 2019. Nel caso di Carola Rackete e della nave Ong Sea Watch 3, entrambi quei tribunali sentenziarono la non necessità di far sbarcare in Italia i migranti illegali che non presentavano particolari esigenze sanitarie, a meno che non fossero donne in stato di gravidanza o minorenni. La Convenzione di Amburgo, provvedimento per la cooperazione internazionale nella ricerca ed il soccorso in mare, assegna precise responsabilità in materia di coordinamento ed assegnazione del place of safety a Malta, Libia e Tunisia prima che all’Italia. L’Onu, attraverso l’Oim (Organizzazione internazionale marittima), riconosce da tempo le capacità di soccorso di quelle nazioni nelle acque nelle quali avvengono gli imbarchi di clandestini sulle navi Ong.

E questo che significa?
Significa che non vi è alcuna ragione giuridica che obblighi l’Italia a farsene carico. Specialmente quando i clandestini pagano per essere trasportati dai mercanti di esseri umani dalla costa libica sottobordo alle navi Ong straniere. Navi che “battono” bandiere olandese (Ocean Viking), tedesca (Sea Watch 3 e 4) o spagnola (Open Arms). Chiariamolo una volta per tutte: con la propria bandiera uno Stato attribuisce la propria nazionalità ad una nave. Conseguentemente essa diviene territorio di quello Stato. La Ocean Viking è dunque territorio norvegese, le Sea Watch 3 e 4 sono territorio tedesco e la Open Arms è territorio spagnolo.

Dunque del carico di clandestini a bordo dovrebbero rispondere gli Stati di bandiera?
Sì. Avere “a riva” una bandiera piuttosto che un’altra implica responsabilità, diritti, obblighi chiari e precisi. Come l’applicazione del Regolamento Ue di Dublino. Ecco come recita, all’art. 13: “Quando è accertato che il richiedente ha varcato illegalmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da un Paese terzo, la frontiera di uno Stato membro, lo Stato membro in questione è competente per l’esame della domanda di protezione internazionale”. Quindi la Norvegia (pur non facendo parte dell’Ue ha ratificato il regolamento), la Germania e la Spagna sono responsabili delle richieste di asilo dei migranti illegali rispettivamente a bordo della Ocean Viking, delle Sea Watch e di Open Arms. E come tali sono in dovere di portarseli a casa, con poche ore di navigazione. Oppure organizzando un efficace ponte aereo da Malta, da Marsiglia o dalla Tunisia.

Ricollocamenti, come funziona?
Uno Stato europeo che accetta il ricollocamento dei clandestini non fa un favore all’Italia, ma si attiene doverosamente al principio di solidarietà e di mutua assistenza del Trattato Ue di Lisbona del 2009.

Se i partner Ue non vogliono prendersi i clandestini, che possiamo fare?
Se uno Stato europeo non accetta il ricollocamento, l’Italia lo può denunciare alla Corte di giustizia europea per inadempienza alle norme concordate. L’Italia può sospendere l’adesione al Regolamento di Dublino in rispetto alla Convenzione di Vienna del 1969, come già fatto dalla Francia e da altri Stati dell’Est europeo. Ma il nostro Paese inoltre può creare una coalizione di Stati sostenitori per un’efficace politica migratoria ai sensi del citato Trattato. Avviando azioni che possano contribuire alla lotta al terrorismo, tramite il sostegno a Paesi terzi per combatterlo sul loro territorio. Ancora, lo Stato italiano può subordinare agli accordi di rimpatrio la cooperazione commerciale e militare con gli Stati di origine o di transito degli illegali. Ma non finisce qui.

L’Italia può contare su altre opzioni, quindi?
Assolutamente sì. Sulla base dei cosiddetti “accordi di Petersberg” e successive modifiche, l’Ue può avvalersi di mezzi civili e militari per la conduzione di missioni al suo esterno. Addirittura accedendo alle capacità della Nato, sulla base del così chiamato pacchetto “Berlin plus” del 2002. E’ stato attuato con successo in Somalia nella lotta ai pirati e nei Balcani, non scordiamocelo. Insomma, Draghi può pretendere un atteggiamento più cooperativo e pragmatico dall’Europa e dalla Nato. Per quanto riguarda sia la pianificazione e la gestione di interventi in aree di crisi extraeuropee, sia la cooperazione in una serie di nuovi settori. Primo fra tutti l’immigrazione clandestina, dove si nasconde il terrorismo. Basta volerlo politicamente.

Ritiene che il prestigio internazionale di Draghi possa incidere a nostro favore se il premier volesse davvero imporsi sulla questione immigrazione?
La posizione del governo Draghi ne uscirebbe rafforzata e ben giudicata sia dall’opinione pubblica nazionale che da parte degli altri Stati europei. Perché una tale strategia imporrebbe una svolta epocale all’approccio nella politica migratoria. Basato sul rispetto dei migranti regolari e sul diritto internazionale di ogni Stato costiero che, in tal modo, affermerebbe la propria sovranità territoriale rispettando le regole comunitarie europee.

Il problema, come chiarisce anche lei, è politico. Con il neosegretario Pd Letta che riparte alla carica con lo ius soli e la Lega (Molteni è sottosegretario all’Interno) che fa muro, non sarà un problema trovare la quadra sull’immigrazione?
La battaglia di Letta a favore dello ius soli è legata all’ipocrita e oramai vetero strategia della sinistra più radical chic (di marca francese). Quella di regolarizzare due milioni di extracomunitari. In modo da sperare di ottenere un elettorato grato all’iniziativa e di conseguenza confrontarsi con il centrodestra con numeri che ora non ha. Gli italiani non sono così ingenui da non capirlo. Credo che oltre alla doverosa reazione da parte di Salvini e della Meloni su tale boutade, non solo il buon Molteni, ma gran parte dell’opinione pubblica italiana reagirà con veemenza. Che il Pd pensasse a risolvere velocemente i problemi legati alla pandemia piuttosto che lanciare già da ora una campagna elettorale.

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