L'”Islamo-sinistra” sta travolgendo scuole e università
Sulla facciata dell’università Sciences Po Grenoble, a inizio marzo, due professori sono stati etichettati come «fascisti e islamofobi». L’Unef (Unione nazionale degli studenti di Francia) ha condiviso lo spettacolo indegno, prima di ritirarlo dopo le polemiche.
La procura di Grenoble ha aperto subito un’indagine per «insulto pubblico» e «degrado», evocando il «pericolo reale» in cui incorrono gli insegnanti. A tutti è venuto in mente il destino di Samuel Paty.
«È inaccettabile che gli studenti chiedano la censura», gridano analisti e politici. Eppure, il grave caso esplode proprio a pochi giorni dall’eterno dibattito sull’islamo-guachisme negli atenei. Era stato il ministro dell’Istruzione superiore, Frédérique Vidal, a chiedere al Cnrs (Centro nazionale della ricerca scientifica) un’indagine sullo stato delle università affinché emerga chiaramente ciò che rientra nella mera ricerca accademica e ciò che è ormai militanza: «L’Islam-sinistra affligge la società e le università». Una breve frase che ha suscitato reazioni rabbiose nel mondo della politica e in quello accademico.
Jean-Michel Blanque è intervenuto in sostegno della collega Frédérique Vida, mentre circa 800 docenti universitari hanno scritto una lettera aperta per chiederne le dimissioni denunciando un «clima da caccia alle streghe». Secondo un sondaggio di Odoxa Blackbone Consulting, condotto per Le Figaro e Franceinfo, il 66% dei francesi è d’accordo con il ministro.
È bastata una sola parola perché la responsabile dell’Istruzione uscisse dal suo lungo anonimato. Ma non è un’espressione qualsiasi. «Islamo-sinistra» nasce molti anni fa, coniata dallo storico Pierre André Taguieff e sta a designare quella strana alleanza, nella sfera accademica e intellettuale, tra la sinistra e gli islamisti. Lo scopo è quello di imporre una nuova sintassi e una nuova analisi, con presunzione di scientificità, per le discriminazioni che subirebbero islamici e stranieri a causa dell’imperium dell’uomo bianco, cattolico ed eterosessuale.
«L’Islamismo di sinistra non è una disciplina, un campo di ricerca, è una realtà politica», ritiene anche Stanislas Guerini, deputato del partito del presidente Macron. È l’alleanza del «Profeta» e del «proletariato», della religione dei «dominati» con le minoranze «oppresse». «Nelle università francesi il numero di eventi che attestano l’aumento dell’islamismo è cresciuto negli ultimi anni, e la simpatia della sinistra per la causa non è più nascosta», ha detto Gilles Denis, docente dell’Università di Lille e membro del collettivo Vigilance Universities – il cui obiettivo è combattere il razzismo e l’antisemitismo negli atenei.
Secondo Olivier Vial, presidente del sindacato studentesco Uni, tutto è iniziato nel 2003, durante le proteste a livello mondiale contro la guerra in Iraq. «Fu allora che le organizzazioni di sinistra iniziarono ad avvicinarsi ai movimenti della comunità islamica, anche nel mondo studentesco». Negli anni che seguirono, i dirigenti di Uni notarono l’ascesa di alcuni movimenti comunitari, come gli Studenti Musulmani di Francia (Emf). La Fage, uno dei più importanti sindacati studenteschi, unì così le forze con l’Emf per le elezioni dei rappresentanti degli studenti nel consiglio di amministrazione del Centro nazionale per i corsi universitari e la scuola (Cnous). Per stare al passo anche l’Unef (Unione nazionale degli studenti di Francia) decise di stringere alleanze con gli studenti musulmani. A Orléans, i membri dell’Emf, banditi da diverse scuole perché rifiutano il principio di laicità, vengono accolti nei locali dell’Unef. Ma l’Emf non è un’associazione qualunque. Nata nel 1989, ha sede in 26 città universitarie diverse. Ufficialmente propone azioni culturali e sociali, come altre associazioni studentesche. In realtà ha un obiettivo completamente diverso: re-islamizzare i giovani musulmani in Francia. «La Emf è un’antenna dei Fratelli Musulmani francesi», ha dichiarato l’analista Naëm Bestandji. È così che nasce la «Giornata del hijab» nei campus e che si cancellano le lezioni sulla «prevenzione alla radicalizzazione».
Non è un caso che la querelle rinasca all’indomani della pioggia di casi di professori messi sotto scorta, o allontanati dai licei, dopo le minacce del mondo islamico. Sono sempre di più i docenti che, per essersi spesi in un omaggio a Samuel Paty o aver criticato in qualsiasi modo l’islam, sono costretti a vivere scortati come i pentiti di mafia.
Se Jean Pierre Obin, l’ex ispettore dell’istruzione nazionale francese, è in libreria con Come lasciamo che l’islamismo penetri nella scuola, Gilles William Goldnadel, il noto editorialista franco israeliano, dice di aver incontrato tante volte davanti a sé l’islamo-gauchisme, ma «non solo all’università: per 40 anni ha irrigato la società francese per capillarità».
Bisogna infatti fare un salto nella strana storia intellettuale della sinistra, dalla «Morte di Dio» al principale alleato dell’islamismo. Che sulla carta è una religione. Tutto inizia più o meno alla vigilia degli anni ’80, quando Jean Paul Sartre proclama ad alta voce il suo sostegno alla rivoluzione iraniana: non esita a fare di Khomeini il «simbolo del progresso». Il rovesciamento dello scià agli occhi della sinistra firma l’emergere di un «regime di libertà» poiché «antiamericano e antimperialista». E una delegazione di intellettuali andrà presto con lui in pellegrinaggio a Neauphle-le-Château per salutare il «Sole della Rivoluzione».
L’islamo-sinistra è ora rafforzata dai programmi europei che impongono, in cambio di comode sovvenzioni, i temi preferiti dalla nuova doxa. È già accaduto che uno dei più importanti specialisti di Medio Oriente e arabismo, Gilles Kepell, abbia visto i fondi per le ricerche tagliati perché non piacevano più all’UE e alla Swiss National Science Foundation.