“Adesso bisogna dare più spazio agli immigrati”: ecco le priorità delle donne del PD contro Zingaretti
La spaccatura che si è creata all’interno del Pd dopo la mancata designazione di figure femminili come Ministri del nuovo governo rischia di non risanarsi affatto con la nomina di 5 Sottosegretari su 6 a tinte rosa (ma con le esclusioni eccellenti e mal digerite di Sandra Zampa e Alessia Morani). All’interno del fronte dem tira infatti aria di rivoluzione, nel segno di quei canoni politicamente corretti di cui il Partito Democratico si fa portatore sano quando c’è da creare una certa narrazione “moralizzatrice” rivolta verso l’esterno, ma che rischia ora di travolgerlo internamente.
Il fronte anti-machista guidato dalle varie Laura Boldrini, Valeria Fedeli, Debora Serracchiani, Cecilia D’Elia e Giuditta Pini chiede la testa del vicesegretario Andrea Orlando, fresco di nomina a Ministro del Lavoro, come atto riparatorio della rinuncia al medesimo ruolo imposta a Paola De Micheli al momento dell’approdo al Ministero delle Infrastrutture, ma soprattutto come trampolino di lancio da cui partire per cambiare in blocco i connotati alla dirigenza del partito. In un’intervista a FanPage, infatti, Giuditta Pini ribadisce la richiesta formulata insieme ad altre colleghe già nella “Direzione sulla parità di genere” di giovedì 25 febbraio per la designazione di una vicesegretaria vicaria, rigorosamente donna, anche nel caso in cui Orlando non dovesse dimettersi (e per ora non ne ha la minima intenzione). Ma non solo. L’onorevole modenese si spinge più in là e, facendo leva sulla insostenibile logica tribale che domina il Pd da sempre a trazione correntizia (lei stessa aderisce all’ala dei “Giovani Turchi” che fa capo a Matteo Orfini), punta a svecchiare il partito tracciando un vero e proprio identikit del dirigente dem del nuovo millennio.
Che caratteristiche dovrebbe avere? Le stesse che la sinistra progressista sogna per dare vita a un mondo fatto di equità, integrazione e accoglienza. “Tutti i ruoli di potere vero sono in mano a uomini sopra i 50 anni, con un percorso politico chiaro. Escludiamo giovani, migranti, precari – dice la Pini, che rincara la dose – Si è chiusi, diventati un partito che chiude, che esclude le persone. Questo è il motivo per cui è esploso questo caos e questo scandalo sui nomi, la goccia che ha fatto traboccare il vaso”.
A proposito di chiusure, Nicola Zingaretti nel frattempo ha approfittato della recente Assemblea per blindare lo status quo, ribadendo che non ci sarà alcun Congresso prima del 2023, facendo insorgere praticamente tutte le minoranze.
Insomma, dopo anni di retorica anti-leghista ora si scopre che è il Partito Democratico ad essere governato da precetti “salviniani”.