Sibilia voleva arrestare Draghi. E il leghista Sasso cita “Topolino”
Ecco qua i sottosegretari, tutti da ridere. Come per i ministri, anche per i loro vice il governo Draghi ha usato il manuale Cencelli per accontentare un po’ tutti i partiti della maggioranza a larghe intese che appoggia l’esecutivo.
E questo sistema perverso ha prodotto situazioni a dir poco paradossali.
Alcuni esempi, soprattutto tra i grillini, voltagabbana per eccellenza. Manlio Di Stefano, una volta riconfermato come sottosegretario agli Esteri, si è ben visto dal ricordare cosa pensava del governo Draghi appena venti giorni quando il deputato del M5s cinguettava contro quella «macelleria sociale» che era l’esecutivo di cui ora fa parte. Chissà poi se Carlo Sibilia, riconfermato sottosegretario all’Interno del M5S, quando incontrerà il premier Draghi gli chiederà scusa per quel tweet dell’11 febbraio 2017 (poi rimosso) in cui oltre a dargli del «bankster» (crasi di «banker» e «gangster») scriveva che «andrebbe arrestato» Poi c’è Laura Castelli, che dopo tre cambi di governo è ancora lì al suo posto al ministero dell’Economia. Draghi l’ha riconfermata come viceministra del Tesoro. Anzi ha fatto di più, perché se nel Conte bis la deputata M5s aveva dovuto condividere il suo ruolo con il senatore Pd, Antonio Misiani, ora il governo dei migliori, come l’ha ribattezzato il suo principale artefice Matteo Renzi, ha lasciato la Castelli unica viceministra. Un epilogo sconcertante viste le gaffe e le critiche di chi un tempo l’accusava e ora si trova a sostenere con lei lo stesso governo.
E ancora. «Chi si ferma è perduto, mille anni ogni minuto». La citazione, riportata sul profilo del sottosegretario leghista all’Istruzione Rossano Sasso, doveva nel suo pensiero appartenere a Dante Alighieri. In realtà la frase era stata pronunciata da un Dante apparso su un albo di Topolino, risalente a più di settant’anni fa.
E c’è poi anche chi come Sandra Zampa, esponente del Pd ed ex sottosegretaria alla Salute nel governo Conte II non è stata riconfermata da Draghi e ha appreso la notizia dalla stampa.
Questa strampalata infornata di sottosegretari ha prodotto anche un altro curioso cortocircuito. A seguito della nomina di Daniele Franco a ministro dell’Economia e delle Finanze, la Banca d’Italia ha nominato direttore generale Luigi Federico Signorini. Lui che ha criticato anche reddito di cittadinanza e quota 100 sostenendo che non saranno misure in grado di sostenere il Pil e che due anni fa venne fortemente osteggiato dai Cinquestelle (e anche dalla Lega) quando venne promosso vicedirettore generale. Oggi se lo ritrovano numero due di via Nazionale e, dunque, favorito alla successione di Visco.
E ci sono pure i grillini campani (la regione di Di Maio) che hanno avuto il coraggio di risentirsi per il fatto di essere stati sottorappresentati: mentre prima avevano diversi ministeri, ora solo un sottosegretario. Menzione speciale, infine, per il valoroso Bruno Tabacci, presidente di Centro democratico, nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ha cambiato circa sette partiti ed è ancora in corsa: ex Dc, ex Udc, poi in +Europa con la Bonino, l’uomo che ha messo in piedi i «responsabili» a sostegno di Conte oggi va a Palazzo Chigi. È lui il simbolo di questo «governo dei migliori» che dei migliori purtroppo in molti casi non è.