Covid, inchiesta mascherine: un arresto. Tra gli amministratori interdetti c’è anche Benotti


È Edisson Jorge San Andres Solis la persona finita agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulle mascherine. Nel mirino degli inquirenti, maxicommesse da 72 milioni di euro per l’acquisto di 801 milioni di dispositivi di sicurezza provenienti dalla Cina. Il tutto sarebbe avvenuto durante la prima ondata del Covid-19. Per Mario Benotti, il volto più noto dell’inchiesta, è scattata invece una misura interdittiva. All’ex-giornalista Rai è fatto divieto temporaneo di esercizio di attività d’impresa e di ricoprire incarichi in persone giuridiche o imprese. Benotti era presidente del consorzio Optel e di Microproducts It.

Il ruolo di Arcuri (non indagato)

Analoghi provvedimenti l’autorità giudiziaria ha adottato a carico di Daniela Rossana Guarnieriad della Microproducts It,  Andrea Vincenzo Tommasi, titolare della Sunsky srl, e Khouzam Georges Fares. Le misure cautelari personali odierne fanno seguito ai sequestri preventivi disposti – anche in via d’urgenza – nei giorni scorsi per un importo complessivo di circa 70 milioni di euro. Il reato ipotizzato dalla Procura della Repubblica di Roma è quello di traffico di influenze illecite, in concorso e aggravato dal reato transnazionale. La transazione finita nel mirino degli inquirenti capitolino ha un valore di 1,25 miliardi di euro. A tanto ammonterebbero infatti gli affidamenti effettuati dal commissario Domenico Arcuri (non indagato) a favore di tre consorzi cinesi.

Nel mirino le mascherine acquistate dalla Cina

Servivano all’acquisito di oltre 800 milioni di mascherine di varie tipologia. A fare da intermediari, ma senza un rapporto contrattuale con la struttura commissariale di Arcuri, erano le imprese italiane, i cui amministratori sono stati raggiunti dai provvedimenti interdittivi. I volumi d’affari registrati sono elevatissimi. L’attività di intermediazione e dei connessi affidamenti hanno consentito alle società di percepire commissioni per decine di milioni di euro. A pagare erano i consorzi cinesi risultati affidatari delle forniture dei richiamati dispositivi di protezione individuale. In particolare, si trattava di mascherine chirurgiche, nonché del tipo Ffp2 e Ffp3.

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