Alessandro Di Battista, “no a Draghi e no a Berlusconi”. La conta in Senato: slavina grillina, fiducia impossibile?
Mentre Luigi Di Maio parla alla Stampa e indica la via al M5s, “Sì a Mario Draghi, non è come Monti”, il suo ex gemello Alessandro Di Battista scrive su Facebook un durissimo post per dire no alla fiducia al premier incaricato, e soprattutto mai a un governo che veda i 5 Stelle insieme con Forza Italia. Insomma, l’endorsement di Giuseppe Conte e Beppe Grillo per SuperMario si è tradotta in una frattura sostanziale tra le ali governiste e barricadere del Movimento, preludio forse a una scissione che appare oggi quasi inevitabile.
“Volevo dirvi che non ho cambiato idea – scrive Dibba sui social -. Se fossi in Parlamento non darei la fiducia al Presidente Draghi”. L’ex deputato, intorno a cui si riconoscerebbero in Parlamento una cinquantina di parlamentari, e specialmente 30 senatori grillini (potenzialmente decisivi in un voto di fiducia), tira in ballo le scelte politiche fatte in passato alla direzione generale del Tesoro (“Privatizzazioni, svendita patrimonio industriale pubblico italiano, contratti derivati”) e da governatore di Banca d’Italia (“Diede l’OK all’acquisto di Antonveneta da parte di MPS ad un valore folle di mercato. Per occultare le perdite di quel disastro Monte dei Paschi truccò i bilanci e realizzò operazioni di derivati truffaldine per le quali l’allora Presidente Giuseppe Mussari è stato condannato a 7 anni e 6 mesi di carcere”). Poi si passa alla “accozzaglia di governo”: “Tutti dentro perché nessuno ha intenzione di fare opposizione – tuona Di Battista -. Oltretutto in democrazia l’opposizione serve, è necessaria. Invece nulla”. Parla di “assembramento parlamentare pericoloso”.
Quindi, musica per le orecchie di Marco Travaglio (che lo stesso argomento ha usato a Otto e mezzo venerdì sera, e non è un caso), giù botte a Silvio Berlusconi: “Il 9 febbraio del 2018 – ricorda Di Battista -, insieme a migliaia di cittadini, lessi ad Arcore, a cento passi da Villa San Martino la sentenza di condanna definitiva di Marcello Dell’Utri, fondatore di Forza Italia. Quella sentenza dimostra il pagamento di ingenti somme di denaro da parte di Berlusconi a Cosa Nostra”. Quel gesto, sottolinea Dibba, “mi ha provocato minacce di querela, diffamazioni quotidiane sui giornali berlusconiani, qualche epiteto non proprio gentile da parte di chi non ce la fa ad accettare la verità”. E a chi lo invita a essere più malleabile e pragmatico, risponde secco: “Io non ce la faccio. Io non sosterrò mai un governo sostenuto da Forza Italia”. Chissà cosa ne pensa oggi Di Maio.