M5s pronto al baratto con Iv per evitare di spaccarsi in tre
Un’oretta prima dell’inizio dell’incontro tra la delegazione grillina e l’esploratore Roberto Fico, un parlamentare M5s di primo piano riassume al Giornale lo stato dell’arte delle trattative con Matteo Renzi.
«Quando noi diciamo che bisogna lasciare da parte i temi divisivi, vuol dire che per esempio loro potrebbero cominciare a rompere un po’ meno sul Mes e noi magari cominciamo a mollare sulla prescrizione», ci spiega l’esponente pentastellato. Vito Crimi, accompagnato da capigruppo e vicecapigruppo di Camera e Senato, esprime più o meno gli stessi concetti alla fine delle consultazioni con Fico. «Abbiamo posto un’esigenza, che si lavori a un cronoprogramma dettagliato su temi e tempi, che dia un’indicazione certa del lavoro che questo governo dovrà svolgere», dice Crimi un po’affannato, tra uno sbuffo e l’altro. Ed ecco la richiesta ai renziani di calmarsi sul Mes. «Abbiamo chiesto che sia rappresentato alle altre forze politiche con le quali il presidente Fico interloquirà nei prossimi giorni, che vengano accantonati definitivamente alcuni temi provocatori, in alcuni casi utilizzati in maniera strumentale per essere divisivi, penso alla questione del Mes», chiede il reggente. E la richiesta è anche uno zuccherino concesso alla dissidenza del M5s, in fermento dopo l’apertura a Iv. Il Mes è «un tema che non ha una maggioranza», quindi «venga tolto dall’agenda», aggiunge Crimi. Difficile, data l’ostinazione di Renzi sulla questione. Tanto che nella sarabanda di voci nel M5s qualcuno ipotizza «un accordo tra Conte e i vertici per andare al voto». Ma è complicato immaginare che l’esito della crisi siano le urne. Nel caleidoscopio delle reazioni non manca nemmeno chi giudica troppo blanda la difesa di Conte da parte del reggente. Intanto Crimi blinda di nuovo il premier: «La scelta di Giuseppe Conte è indiscutibile». Crimi rilancia anche l’alleanza organica con il centrosinistra, auspicata dal presidente del Consiglio. «Il percorso di collaborazione con il centrosinistra non può essere delegato a una mera alleanza di governo temporanea ma in qualche modo dovrà essere declinato in altre forme», spiega il reggente intervenendo su Zoom al congresso di Sinistra Italiana.
Però prima bisogna «salvare Conte». Per salvare il M5s. Perché nelle ultime ore si sta affacciando concreta la paura di un’implosione degli stellati, anche tra chi era disposto a sacrificare l’avvocato. I grillini hanno capito che, senza uno dei loro a Palazzo Chigi, rischia di saltare tutto. Da Cinque Stelle a tre movimenti. Questo è lo scenario apocalittico. Nel quadro di un governo con una «maggioranza Ursula» o ancora più larga, guidato da una figura tecnica di alto profilo, il M5s scomparirebbe dalla scena. A quel punto il premier Conte formalizzerebbe i suoi gruppi in Parlamento, rimanendo in maggioranza. La pattuglia dei ribelli filo-Di Battista si collocherebbe all’opposizione dura. Mentre Di Maio e i suoi sosterrebbero il governo. Con la maggioranza uscente e un premier non vicino al M5s, lo scenario sarebbe pressoché uguale, con il Movimento spacchettato in tre partiti. Intanto tocca vedersela con la fronda filo-Dibba. «Si sono sgonfiati, sono fiducioso», dice un deputato. E un altro parlamentare: «Se escono in pochi non è un dramma». Al Senato i nomi più in bilico sono Bianca Granato, Elio Lannutti, Luisa Angrisani. Alla Camera si parla di Pino Cabras, Jessica Costanzo, Vittoria Baldino, Raphael Raduzzi e Alvise Maniero. Ma per salvare il partito c’è bisogno di Conte o di un grillino a Chigi.