L’ex parà Franco Birolo uccise per difendersi: “Ora chiudo per colpa dei ladri”
La notte tra il 25 e il 26 aprile 2012 ha stravolto la vita di Franco Birolo, 53 anni, ex paracadutista della Brigata Folgore, sposato e papà di una ragazza che frequenta l’università.
La notte tra il 25 e il 26 aprile 2012 Birolo ha impugnato la sua pistola, legalmente detenuta, e ha sparato e ucciso Igor Ursu, un ladro moldavo che assieme a tre complici aveva sfondato con un’auto la vetrina del negozio del 53enne per rubare.
Il tabaccaio prima di sparare ha intimato ai ladri di andarsene ma Ursu ha impugnato il registratore di cassa che aveva sradicato dal bancone per lanciarciarlo al padrone del negozio. Solo il proiettile esploso da Birolo ha sventato l’aggressione. Da quel momento è cambiato tutto: in primo grado, nonostante la richiesta presentata dal pm di assoluzione, Birolo è stato condannato a 2 anni e 8 mesi di carcere con l’ obbligo di risarcire di 325 mila euro. In Appello però viene assolto “perché il fatto non costituisce reato”. Sentenza poi confermata dalla Cassazione.
“Non voglio trovarmi ad affrontare altri malviventi”
Purtroppo però, l’ex parà deve abbassare la saracinesca del negozio per sempre: ha venduto le licenze per pagare i debiti contratti per difendersi dall’accusa di eccesso colposo di legittima difesa nei sei anni di processo e perché “ho paura che possa capitarmi di nuovo: non voglio trovarmi ad affrontare altri malviventi“. Come spiega a Libero ora “mi dedicherò alla famiglia: per colpa di quest’incubo l’ho un pò trascurata. Mia figlia è andata a vivere da un’altra parte perché aveva paura e non reggeva più la pressione dei giornalisti. Quando andava a scuola tutti sapevano che aveva un papà indagato. I miei genitori hanno una certa età, li seguirò da vicino. Poi magari andrò nei campi per ricominciare. Spero con un pò di tranquillità di riuscire a farlo, anche se non è ancora detto che sia finita“.
Birolo infatti non ha pace. Tutta colpa dei famigliari del malvivente: “In Cassazione la mamma e la sorella del ladro ucciso avevano presentato nuovamente la richiesta di indennizzo. Il ricorso è stato ritenuto inammissibile. Nelle motivazioni della sentenza però i giudici hanno aperto un altro piccolo spiraglio ai familiari in base all’articolo 2045 del codice civile secondo cui l’autore di un fatto dannoso commesso in stato di necessità può essere tenuto a corrispondere un’indennità alla persona danneggiata“. Oltre il danno la beffa insomma. Ma Birolo mantiene le idee chiare e ammette: “Se avessi saputo prima tutto quello che avrei dovuto affrontare, non lo avrei fatto. Ma cosa vuole, in quegli attimi ti passa davanti tutta la vita, è questione di una frazione di secondo, agisci d’istinto per difendere la tua famiglia, te stesso e il tuo lavoro. Certo, aver ammazzato una persona non ti fa vivere sereno. Però non avevo scelta, sono stato aggredito dentro casa mia” IL GIORNALE.IT