Nunzio Sarpietro, il gup del caso Gregoretti a Giuseppe Conte: “Non me ne voglia Salvini ma le auguro il ter”
“A livello personale le auguro di andare avanti con un governo Conte ter, e non me ne voglia il senatore Salvini”. Così Nunzio Sarpietro, giudice dell’udienza preliminare, si è rivolto a Giuseppe Conte al termine della deposizione, che si è tenuta nella sala verde di Palazzo Chigi, trasformata per l’occasione in un’aula di giustizia. Le frasi del Gup – riportate nell’edizione odierna del Corriere della Sera – hanno fatto storcere il naso a Claudio Borghi, che è stato il primo a commentarle con un breve quanto eloquente “tutto normale?”. Effettivamente fa un po’ strano che un giudice si rivolga al testimone chiave del caso Gregoretti in maniera così sfacciata, arrivando ad augurargli di tornare al comando di Palazzo Chigi per la terza volta: e tanti saluti all’imparzialità…
Anche se il Corsera racconta che l’imputato ha sorriso sotto la mascherina tricolore, senza commentare: dentro l’aula il leader leghista è rimasto in silenzio per tutto il tempo, rispettoso del rito giudiziario. Sia Matteo Salvini che Giulia Bongiorno hanno tra l’altro apprezzato la correttezza del premier, che in questo caso ha lasciato fuori lo scontro politico: dalle sue parole potrebbe dipendere la decisione finale, ovvero se l’ex ministro dell’Interno deve essere processato o meno con l’accusa di sequestro di persona per via dei 131 migranti trattenuti a bordo della nave Gregoretti tra il 27 e il 31 luglio 2019.
Una delle domande-chiave rivolte a Conte riguarda le differenze su eventuali responsabilità penali tra il caso Gregoretti e quello Diciotti, archiviato perché il Senato a maggioranza gialloverde negò l’autorizzazione a procedere: “Io sono un docente di diritto civile e non mi sono mai occupato di penale. Né voglio esprimere valutazioni sui comportamenti dei miei ministri o ex ministri. Però sotto il profilo politico posso dire che i casi sono abbastanza analoghi”. Conte è stato corretto nei confronti di Salvini anche quando un legale gli ha chiesto se al posto del leghista avrebbe fatto scendere i migranti: una domanda ai limiti dell’ammissibilità, alla quale il premier ha risposto “non voglio sostituirmi ai miei ministri né giudicarli”.