Gianluigi Paragone, sospetto su Domenico Arcuri: “Protetto dalla manleva ottenuta per fare il supercommissario”
“Europeisti e responsabili: due parole magiche che vanno su tutto, perfette per tentare di entrare nella pancia del Potere da perfetti sconosciuti”. Gianluigi Paragone quando si tratta del Conte ter è un fiume in piena. L’ex grillino ora impegnato con la sua nuova forza politica, Italexit, si aggiunge alle lamentele del centrodestra: gli italiani hanno bisogno di soldi, quando arrivano? Una domanda a cui il governo si vede bene dal rispondere e che – scrive Paragone sulle colonne del Tempo – “tocca quindi a noi urlare il più possibile”.
“Di tutti i soldi che vi raccontano quelli della maggioranza, quelli che arrivano dall’Europa o da Roma, voi cosa avete preso? Dai ristori alla cassa integrazione, passando per i famosi prestiti garantiti dallo Stato. Non avete preso che poca cosa o addirittura nulla? Bene, sappiate che ci sono procure che indagano sul perché in Italia abbiamo pagato le mascherine più che altrove, che indagano sul ruolo svolto da strane società di mediazione e da consulenti amici degli amici”.
Un chiaro riferimento, quello dell’ex pentastellato, a Domenico Arcuri. Il super commissario per l’emergenza coronavirus è ora sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei Conti per il costo eccessivo delle siringhe. Da qui la domanda sorge spontanea: “Ma – si chiede Paragone – Arcuri quanto è protetto dalla manleva ottenuta per fare il supercommissario?”.
Non è tutto, perché la lista degli sprechi è molto più lunga. L’ultimo scandalo? “Lo spreco di denaro pubblico degli hub vaccinali, le primule disegnate dall’archistar Stefano Boeri”. Conto totale? Mezzo miliardo di euro. Insomma, un vero sfregio agli italiani impegnati a tirare a campare mentre l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte spende e spande a destra e a manca. Non è un caso che l’esecutivo giallorosso, nonostante negli avvertimenti, si sia trovato impreparato davanti alla seconda ondata di Covid-19.