Pier Ferdinando Casini contro Giuseppe Conte: “Teatrino imbarazzante. L’unica via? Coinvolgere gente come Carfagna e Toti”
“Nonostante ne abbia viste tante, io non voglio essere tirato dentro questo teatrino imbarazzante”. Pier Ferdinando Casini si chiama fuori. L’ex presidente della Camera dei deputati, per sua stessa ammissione, dice di non potersi scandalizzare. Ma mai prima d’ora si era trovato davanti a qualcosa di simile. Il riferimento è chiarissimo: Giuseppe Conte è alla disperata ricerca di “responsabili” per mantenere la sua poltrona a Palazzo Chigi. La terza se tutto dovesse andare come spera il premier. E proprio a lui va il primo pensiero del senatore: “Finora – confessa a Fabrizio Roncone sul Corriere – ha sbagliato tutto: politicamente, e tecnicamente”. Secondo Casini il presidente del Consiglio avrebbe dovuto far visita a Sergio Mattarella diversi giorni fa. “Perché – è il suo ragionamento – sarebbe dovuto salire al Quirinale un minuto dopo aver ricevuto le dimissioni delle due ministre di Italia viva, Bonetti e Bellanova”.
Invece nulla. Meglio la caccia ai sostenitori del Conte ter, chiudendo definitivamente con Matteo Renzi. “Errori blu – li definisce Casini – Ma come fai, in politica, a dire: con Renzi mai più? Va bene, certo: ti può scappare, e del resto scappava anche a giganti come Craxi e De Mita, quante volte si sono detti una roba così? Per non parlare di Andreotti e Fanfani. Ma poi ricuci. Invece lui s’è intestardito, e ha aperto quel mercato vergognoso cercando i voti di chiunque, compreso quello di Ciampolillo, che io dico, santa miseria”. Lello Ciampolillo, è ormai ben noto, è l’uomo che ha salvato il premier in Senato. Conosciuto in realtà più per le sue stravaganti uscite. L’ex grillino espulso dal Movimento 5 Stelle è lo stesso che considera ladri i venditori e i consumatori di latte, perché rubano al vitello. Così come è lo stesso che reputa i vegani più forti contro il coronavirus. Insomma, la crème de la crème del governo giallorosso.
Per Casini a questo punto c’è solo una via: l’aiutarsi da solo. “Conte – prosegue – dovrebbe smettere di ascoltare i suoi pessimi consiglieri, e tirare dentro Renzi. Con uno schieramento almeno decoroso, io penso ci sarebbero anche le condizioni per veder arrivare gente come Toti, come la Carfagna. Se invece Conte continua a star lì con il pallottoliere, è spacciato”. Una cosa però è certa: in caso di governo di unità nazionale “Conte telefona a Renzi” sicuro. Almeno per Casini.