La poligamia? “Costa troppo”. E il leader dei talebani la vieta
«Via la poligamia». E’ l’ordine che il capo dei talebani in Afghanistan Mullah Hubatullah Akhundzada, ha imposto ai leader del gruppo. Il mondo gira proprio alla rovescia. Eppure pare una misura necessaria, in quanto le classi meno abbienti (ad esempio i soldati semplici) iniziano a considerare il walvar, cioè la tassa che il marito versa alla famiglia della sposa quando la prende in moglie come un odioso privilegio di casta, di cui possono godere solo le élite.
La fatwa contro la poligamia
Secondo quanto riportato dalla Bbc il Mullah – che di mogli ne ha due – si è visto costretto a emanare una fatwa precisando che il Corano autorizza sì la poligamia fino ad un massimo di quattro mogli, ma al contempo proibisce lo spreco economico. Akhundzada precisa che tale pratica è fortemente sconsigliata se non si dispone delle sostanze economiche adeguate, in modo da evitare l’insorgere di fenomeni di «corruzione e pratiche illecite».
La poligamia alimenta racket e corruzione
Accade sempre più frequentemente, infatti, che i leader talebani, per sposarsi più volte, spendano l’equivalente di somme comprese tra i 20mila e gli 85mila euro attingendo ai fondi del gruppo oppure raccogliendo denaro con mezzi poco leciti, alimentando racket, corruzione, attività illegali. Secondo il Mullah la perpetrazione di tali pratiche fornisce argomenti «ai nostri nemici». pertanto, nella fatwa è contenuto un invito a «una maggiore sobrietà» rivolto ai comandanti del gruppo. Il che si traduce nel darci un taglio con la pratica della poligamia.
Una situazione temporanea
«E’ impossibile mantenere in modo decoroso quattro mogli nelle attuali condizioni finanziarie. Attraversiamo una crisi economica con inflazione – denuncia il Mullah nella fatwa – Per questo chiediamo agli ufficiali, in accordo con la Sharia, di non sposarsi per la seconda, terza o quarta volta se non c’è bisogno». Quando «la situazione migliorerà – promette Hibatullah Akhundzada – i combattenti potranno ricominciare a sposarsi». L’unica deroga sarà concessa a chi deciderà di prendere in moglie le cosiddette «vedove nel bisogno», a chi non ha figli, oppure ne ha ma solo femmine, e ai leader molto abbienti.