Tutti appesi ai sei senatori a vita. La stampella dei “super partes”
Potrebbero essere i 6 «campioni d’Italia» che siedono a Palazzo Madama a dare la spinta decisiva al governo Conte, terza versione.
Per i padri costituenti i senatori a vita danno lustro alla Patria ma sono al di fuori delle contese politiche, eppure in questo delicato momento la penuria di sostenitori del nuovo esecutivo li rende determinanti nella conta che si farà martedì nella Camera alta della Repubblica. Le previsioni danno almeno 3 voti favorevoli.
Un clima di incertezza avvolge il raggiungimento per il voto di fiducia di quota 161, anche se per la maggioranza relativa d’aula e con qualche assenza che abbassa il quorum basterebbe anche arrivare a 155-158. Ciò consegna una grande responsabilità all’ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano e agli altri da iui nominati, l’archistar Renzo Piano, il fisico e premio Nobel Carlo Rubbia, l’expremier e commissario Ue Mario Monti e la neurobiologa Elena Cattaneo, oltre che alla testimone della Shoah Liliana Segre, scelta da Sergio Mattarella. È lecito pensare che in queste ore di febbrili trattative alcuni possano ricevere una telefonata dal premier, per raccomandare di essere in aula e appoggiarlo.
E loro che faranno di fronte all’ennesima giravolta dell’«avvocato del popolo», arrivato a Palazzo Chigi in abiti gialloverdi, rientratoci indossando quelli giallorossi e ora pronto a diventare un Arlecchino? A Palazzo Madama, si sa, è la vera prova del fuoco, perché senza i 18 voti di Italia Viva la maggioranza è ben più in bilico che alla Camera.
Il club esclusivo formato dagli Illustri ha un’età media piuttosto alta e questo fa dubitare che siano tutti presenti, tanto più in tempi di Covid. Il più vecchio è il novantaduenne Napolitano e da mesi non lo si vede più neppure nel suo ufficio al quarto piano di Palazzo Giustiniani. Si dà per sicuro che anche per le sue condizioni di salute non uscirà dalla casa al rione Monti, com’è già successo il 10 Settembre 2019 per il voto di fiducia all’esecutivo M5S-Pd-Leu-Iv, anche se fece sapere che avrebbe votato si. Mancarono, allora, anche i voti di Rubbia (83 anni) e Piano (80), che si vedono in Senato molto raramente, mentre gli altri 3 si espressero favorevolmente. Si concluse con 169 si. Ora si potrebbe ripetere la stessa scena. La più giovane tra i senatori a vita è la scienziata cinquantacinquenne Cattaneo, che dovrebbe partecipare e sostenere il Conte ter, con la Segre (87 anni) e Monti (74), che ieri ha detto alla radio della Cei InBlu2000: «Per determinare la mia condotta ho bisogno di ascoltare con attenzione ciò che dirà il presidente del Consiglio, soprattutto sui programmi del governo. Crisi? Sono cose incomprensibili in un Paese normale e meno teatrale, inducono sempre alla diffidenza il resto dell’Europa e del mondo quando guardano l’Italia. Da questo punto di vista non riusciamo a diventare adulti. Cambiano i protagonisti ma il chiasso adolescenziale unito alle manovre sotto traccia continuano». Parole che auspicano e fanno continuità, soprattutto in previsione di un discorso europeista come certo sarà quello del premier.