Parroco sfida la dittatura sanitaria di Conte e fa causa: “Qui il Dpcm non vale, i vigili non possono entrare”
Una multa da 533 euro per aver violato le norme anti-Covid. Ma la parrocchia di Chivasso non sembra essere intenzionata a pagare, dato che ha presentato ricorso al prefetto di Torino, per chiedere l’annullamento della sanzione. Il motivo? Secondo quanto riportato dalla Stampa, nel ricorso si legge: “L’articolo 9 del Concordato prevede che la forza pubblica non possa entrare per l’esercizio delle sue funzioni negli edifici aperti al culto senza averne dato previo avviso all’autorità ecclesiastica, salvo i casi di urgente necessità“. Quindi, dato che “le attività di controllo a campione non sono, per definizione, casi di urgente necessità“, la polizia non avrebbe potuto entrare nei luoghi sede della parrocchia, per accertarsi della corretta applicazione delle norme anti-Covid. Controlli di questo tipo, quindi, “devono in generale ritenersi illegali“.
Lo scorso 4 dicembre, un cittadino aveva segnalato ai vigili di Chivasso la presenza di ragazzi nell’oratorio, che giocavano a calcio e a basket. Era già la seconda volta che i vigili intervenivano in parrocchia per lo stesso problema. La prima volta, il mancato rispetto delle norme anti-Covid era costato al parroco solamente un richiamo ma, il 4 dicembre, i vigili hanno firmato il verbale, emettendo una sanzione da 373 euro, se pagata entro 5 giorni. Il Dpcm dello scorso 3 novembre, infatti, vieta gli sport da contatto
Ma il parroco, dopo essersi rifiutato di pagare la multa, ha presentato ricorso, citando la lettera dell’arcivescovo di Torino che spiegava: “Tutte le attività pastorali programmate, come l’oratorio, sono ammesse nel rispetto del protocollo già pubblicato. Spetta al parroco decidere l’eventuale sospensione“. E il prete dell’oratorio di Chivasso aveva deciso di non sospendere le normali attività, permettendo ai ragazzi (quel giorno nel cortile erano 17) di giocare insieme, indossando le mascherine. Nel documento presentato dall’avvocato vengono citati anche i Patti Lateranensi: “Le competenze regionali non possono riguardare i rapporti tra Stato e Chiesa, espressamente riservati dai Patti Lateranensi, integrati dai Patti Craxi del 1984, alla legislazione nazionale. Orbene, il Dpcm a prescindere dalle considerazioni relative al’opportunità e legittimità di irrorare sanzioni, quale strumento non può in alcun modo derogare alle norme relative agli accordi Stato-Chiesa, con la conseguenza che l’organizzazione dei locali dell’oratorio interni alla struttura della chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta, non solo non sono soggetti alle disposizioni del Dpcm del 3 novembre 2020, ma neppure gli agenti della polizia locale potevano in tale ambito operare ad elevare sanzioni ai sensi dell’articolo 5 dei patti richiamati“. Nell’oratorio, quindi, il Dpcm non avrebbe valore.
Stupiti i vigili urbani di Chivasso, che alla Stampa hanno commentato: “Abbiamo usato tutte le accortezze necessarie, siamo intervenuti una prima volta per spiegare che non potevano giocare a pallone in cortile. Al secondo richiamo, abbiamo dovuto fare il verbale. Così come siamo andati a multare dei ragazzini che giocavano nei giardini davanti al Bennet, così come abbiamo chiuso un bar del centro che non rispettava nessuna delle regole previste per contrastare il contagio“.
Ma il parroco non ci sta. E invece di pagare la multa e sospendere le attività, ha fatto ricorso. Sarà ora il prefetto di Torino a decidere come procedere.