Cassese fa a pezzi i giallorossi: “Il governo disprezza il Parlamento. Non capisco perché si tolleri questo abuso”

 Non è tenero con il governo e difende il ruolo del parlamento, Costituzione alla mano, Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale ed ex ministro.

Trentasette voti di fiducia, l’ultimo sulla legge di Bilancio. Venti Dpcm da febbraio, una media di due al mese. Stato d’emergenza prorogato, per mesi e mesi. Task force per il Recovery Fund. Zone rosse, lockdown e coprifuoco. Professor Cassese, la pandemia rischia di sospendere la democrazia parlamentare insieme alle libertà dei cittadini?

«Partiamo dai dati. Secondo quelli raccolti da Openpolis, dei 430 atti relativi alla pandemia solo il 2,7% ha visto il coinvolgimento del Parlamento. Le interrogazioni e interpellanze che ricevono risposta da parte del governo sono sempre di meno (circa un terzo). Si è presa l’abitudine di emanare norme con decreti legge, anche in assenza delle condizioni previste dalla Costituzione (quindi, c’è la forma della legge, non la sostanza). Più della metà dei decreti legge viene votata ponendo la questione di fiducia. Infine, una questione che non è solo di stile: il presidente del Consiglio preferisce indirizzarsi al pubblico in televisione piuttosto che partecipare alla discussione al Senato sulla legge di bilancio 2021».

La presidente del Senato, Elisabetta Casellati, in aula durante l’approvazione della manovra economica, ha detto che qualche protesta si può accettare se in un giorno solo il Senato deve varare la legge più importante. Lei la difese quando fu accusata di non essere «super partes» perché criticava il governo e riaffermava la centralità del Parlamento: è d’accordo anche stavolta?

«Ha fatto bene a lamentare il disprezzo per il Parlamento. La proposta di legge di bilancio è arrivata dal governo alla Camera con un mese di ritardo e carica di contenuti che sarebbero vietati. Si è ulteriormente caricata di elargizioni nel percorso alla Camera (da 229 articoli si è passati a 1150 commi, cioè è cresciuta 5 volte). Il Senato è stato costretto a una approvazione a scatola chiusa. Questo è bicameralismo?»

Questa legge di Bilancio, come la giudica?

«Ho già espresso il mio giudizio: un collage di elargizioni, alcune utili, moltissime inutili o dannose. Se invece, con le stesse risorse, si fossero finanziati investimenti, sarebbe stato molto meglio».

Quanto è grave la compressione dei tempi di dibattito parlamentare, anche a colpi di voti di fiducia?

«Non capisco perché il Parlamento tolleri questo abuso del parlamentarismo. Anche perché il governo mette fretta al Parlamento, strozzando le discussioni, ma poi, appena convertiti i decreti legge, se la prende comoda. Sempre secondo Openpolis, dei 138 decreti attuativi previsti dalla caotica normativa adottata, solo 64 sono stati adottati. Mancano ancora 74 decreti attuativi. C’era davvero bisogno di tanta fretta legislativa, se poi si procede con tanta calma regolamentare o amministrativa? Aggiungo che i parlamentari membri del governo partecipano solo a un quarto delle votazioni elettroniche in Parlamento».

Secondo lei il premier Conte è stato colpito dal virus dell’onnipotenza e accentrando troppi poteri rompe gli equilibri disegnati dalla Costituzione?

«L’azione di governo, nell’attuale situazione è certamente difficile. Tuttavia, mi pare ispirata al criterio dell’improvvisazione, del rinvio, dell’indistinzione tra direzione della politica e sua attuazione. La Costituzione (art. 95) dispone chiaramente che il presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri. Le faccio notare: politica generale e l’unità di indirizzo. Invece, a Palazzo Chigi sembra attivo il ministro della Salute, quello dell’Economia, quello dell’Interno, quello dell’Istruzione. Inoltre, se il Parlamento si limita a ratificare, lo stesso può dirsi del Consiglio dei ministri, che registra le decisioni prese dai capi delegazione delle forze politiche».

Una Costituzione «un po’ stropicciata» dal governo, disse una volta a proposito dei decreti sfornati in continuazione.

«Quel termine non è mio. Sarei stato meno diplomatico».

Lei ha definito una proposta «stravagante» e «rococò» quella della Task force per gestire il Recovery fund europeo, un esproprio della politica, perché?

«Perché il Piano di ripresa e resilienza è compito dello Stato italiano, e va svolto dallo Stato italiano, non all’esterno. Se all’interno vi sono punti deboli, si rafforzano. E, poi, per mettere in piedi quella impalcatura che era stata architettata a Palazzo Chigi, vi sarebbe stato bisogno di circa due anni, mentre il piano va realizzato e le somme spese entro il 2026».

Per Conte bisogna «correre» e servono procedure accelerate per i fondi Ue: il governo non si è mosso per tempo o mancano competenze e capacità?

«Capacità amministrative sono poche, ma sono presenti. Vanno individuate nelle amministrazioni nazionali, regionali e locali, mobilitate, motivate, guidate».

Nel suo discorso di fine anno il presidente Mattarella ha detto che vaccinarsi è un atto di responsabilità ma anche un dovere. Lei sarebbe favorevole all’obbligatorietà, almeno per medici e operatori sociosanitari?

«Bisogna distinguere. L’obbligo ha precisi limiti costituzionali. Può esser disposto per legge e rispettando la persona. Una legge non c’è, per questo tipo di vaccinazione. Può darsi che non ce ne sia bisogno, se un’alta compliance sarà volontaria, come spero. Altrimenti, si renderà necessaria. Tuttavia, i responsabili di strutture sanitarie non possono, fin da ora, consentire che persone non vaccinate svolgano attività di prevenzione e cura. E lo stesso vale per le strutture nelle quali si viene a contatto con il pubblico o dove vi sono molti contatti interni».

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