Il politologo Del Valle: “La sinistra italiana apre la strada ai tagliagole islamisti, non escludo un attentato”
È con una punta di orgoglio che Alexandre Del Valle, professore e politologo francese di origini italiane, autore di 18 saggi tradotti pure in italiano e spagnolo, rivendica a buon titolo di essere stato il primo uomo in Francia, oltre vent’ anni fa, a mettere in guardia popolo e istituzioni dai pericoli insiti nell’islamismo radicale nonché di avere coniato l’espressione «totalitarismo islamico», assimilando in tal modo l’islamismo al nazismo e al comunismo.
«Ritengo più corretto adoperare il termine “totalitarismo” piuttosto che “integralismo”, dal momento che l’islamismo radicale costituisce una forma di suprematismo, mirando al controllo totale della società ed essendo caratterizzato dall’assenza di individualismo, dal senso marcato di superiorità e dalla violenza sacralizzata, elevata altresì a metodo di governo», puntualizza l’esperto internazionale di geopolitica e islam, con il quale siamo a colloquio. Come ha conosciuto Oriana Fallaci? «In un mio articolo pubblicato su Le Figaro difesi Oriana, la quale era stata ferocemente attaccata in Francia dopo l’uscita del suo libro La rabbia e l’orgoglio. Evidenziai che la giornalista aveva fatto ricorso a parole senza dubbio dure, ma che pure non poteva essere tacciata di razzismo e fascismo, dato che era stata una partigiana. Un giorno mi telefonò per chiedermi documenti e informazioni che le sarebbero serviti per la stesura de La forza della Ragione. Nel 1996 avevo lavorato nei servizi segreti francesi in qualità di analista e fornii ad Oriana ciò di cui aveva bisogno. Nacque così un rapporto di intensa stima, Oriana volle a tutti i costi che i miei libri venissero tradotti e pubblicati in Italia. Non intendeva essere vista, dunque ci scrivevamo. Era una persona non facile, molto autoritaria, soffriva di sbalzi d’umore, del resto era alle prese con una malattia terribile. Tuttavia ascoltò il mio suggerimento: le dissi che era stato un errore parlare dei musulmani come ratti che si riproducono. E lei assunse un approccio più “morbido” nel libro La forza della Ragione. Nel 2004, quando fu pubblicato il mio saggio Il totalitarismo islamista, come prefazione l’editore volle allegare una lettera che mi aveva inviato anni prima Oriana, la quale era affascinata dalle mie teorie».
Dal 2015 in particolare si è imposto in Francia un clima di terrore, a causa dei ripetuti attentati che hanno provocato 260 morti in meno di cinque anni, com’ è vivere da quelle parti oggi?
«In Francia le aggressioni a cristiani o ebrei sono quotidiane nei quartieri dove ha attecchito l’islamismo radicale che ha preso in ostaggio i musulmani. Le prime vittime sono le donne, che devono rinunciare alle più banali libertà. Non possono neppure indossare la gonna corta. Gli ebrei non possono avere alcun segno di distinzione altrimenti rischiano di essere picchiati o ammazzati. L’80% delle moschee sono controllate dai Fratelli musulmani, non solo in Francia ma anche in Italia».
Lei stesso ha patito violenti attacchi da parte della sinistra francese, che la incrimina di diffondere l’islamofobia. Il suo impegno è servito a qualcosa o abbiamo lasciato gli occhi chiusi e le coscienze sopite?
«I francesi hanno capito di recente i pericoli che corriamo. Esattamente un anno fa io e una decina di esperti siamo stati consultati dalla commissione del Senato sulla radicalizzazione islamica, istituita da una senatrice macroniana. Per la prima volta il governo ha preso sul serio il nostro allarme. Da lì è poi partita la campagna internazionale promossa da Erdogan che imputa al presidente Macron, il quale ha ormai compreso che gli islamici usano la nostra tolleranza per invaderci, di essere islamofoba».
La sinistra francese e quella italiana sono complici del declino dell’Europa, della resa incondizionata e dell’assoggettamento ad un’altra civiltà? Chi sono i “tagliatori di lingue” di cui lei spesso scrive?
«Essi non ammazzano ma preparano il terreno ai tagliatori di gole. Rappresenta una piaga l’islamicamente corretto difeso dalla sinistra eversiva terzomondista, dalla estrema sinistra e dai buonisti, ma addirittura dalla destra molle, quella filoturca, una destra interessata. La destra berlusconiana, ad esempio, fu filoturca. Tajani mi rimproverò di “mettere i turchi in mare”, dal momento che ero contrario all’ingresso della Turchia nell’UE. Persino la Chiesa è filoislamica e fa di tutto per aiutare i Fratelli musulmani e danneggiare i sovranisti».
La paura di essere incolpati di razzismo e fascismo è ancora oggi più forte della paura nei confronti del terrorismo islamico?
«L’etnomasochismo di cui siamo affetti è una patologia psichiatrica più che una questione politica. Nel mio ultimo libro Il complesso occidentale ho dimostrato che il nostro vero nemico è la tendenza all’auto-colpevolizzazione nonché all’auto-razzismo: siccome siamo bianchi ed europei, dobbiamo scomparire incamerando chi ci odia di più. Abbiamo più timore di essere targati razzisti che di annientarci, preferiamo annullarci in funzione espiatoria che tutelare la nostra identità. Eppure siamo l’unica civiltà che abbia afferrato l’importanza dell’autocritica (l’islam non si critica mai), la quale ha permesso l’illuminismo, l’affermazione della ragione e la scienza. Tuttavia, quando l’autocritica diventa perversa, si trasforma in autolesionismo».
L’Italia si reputa al riparo dal terrorismo islamico e, in effetti, ad oggi il nostro Paese è stato risparmiato. Secondo lei, per quale motivo non abbiamo ancora subito attentati? Inoltre, questa calma apparente, a suo giudizio, potrebbe saltare in un prossimo futuro?
«L’Italia non ha ancora avuto attentati per due ragioni: la Chiesa cattolica dagli anni Sessanta ha dimostrato di essere sottomessa all’islam proclamando il principio dell’uguaglianza delle religioni. La Chiesa è diventata “dhimmi”, parola che nel Corano indica il cristiano che va risparmiato solo se accetta la superiorità dell’islam. La Chiesa si comporta da vigliacca: ad esempio, non converte i musulmani. La seconda ragione consiste nel fatto che il Bel Paese è uno Stato-rifugio per i radicali musulmani ricercati nel mondo arabo, una zona franca. Eppure ciò non risparmierà l’Italia. Essa sarà colpita pure perché il Daesh è più anticristiano rispetto ad Al Qaeda. Non sarei sorpreso se tra qualche mese, o qualche anno, pure sul suolo italiano entrassero in azione i terroristi».
Nei mesi della emergenza sanitaria abbiamo accolto oltre 34 mila clandestini, provenienti soprattutto dalla Tunisia. Cosa si dice in Francia della maniera italiana di affrontare il problema della immigrazione illegale?
«Il cittadino francese è molto più filoitaliano di quanto non si pensi. Pure la stampa francese di destra difende Matteo Salvini e l’Italia, obbligata dall’Europa ad aprire le braccia ai clandestini. La scorsa estate i francesi si scandalizzarono nell’apprendere che a Lampedusa ci fossero più extracomunitari che abitanti. C’è un progetto dei governi del Nord Europa mirante a rendere i Paesi del Sud “campi profughi”. Il governo italiano, per ottenere fondi, si piega a tale disegno».
I francesi vedono un pericolo nella politica dei porti aperti perpetrata dall’esecutivo italiano?
«Macron è ora più lucido riguardo l’islamismo radicale, però la sinistra blocca una presa di coscienza che si traduca in provvedimenti. Macron stesso è terrorizzato dalla possibilità di essere targato fascista dalle lobby europee».
Esiste o no un islam pacifista e moderato, il quale auspica l’integrazione con la cultura occidentale?
«Esistono musulmani credenti che hanno una visione della fede moderata. Occorre integrarli. E il modo migliore per farlo è trasmettere a scuola l’amore per la patria». “Patria” è oggigiorno una parolaccia, almeno in Italia.
«Occorrerebbe ricordare a chi ne ha orrore che “patria” fu la parola più pronunciata ed amata dai partigiani. Questo me lo insegnò Oriana».
Lei sostiene che l’integrazione non è più possibile quando l’immigrazione supera una certa percentuale, in quanto il numero diventa forza e subisce l’influenza dei Paesi di provenienza dove l’intolleranza nei confronti degli infedeli è legge. In Italia siamo vicini a questa soglia di non ritorno?
«Voi avete ancora pochi migranti rispetto alla Francia. E quelli che ospitate ancora non hanno la cittadinanza italiana. Noi, invece, abbiamo già le seconde e terze generazioni. Per l’Italia c’è speranza. Un domani un governo sovranista potrebbe porre a capo delle moschee imam miti. La sinistra di oggi, non patriottica, vede come una specie di espiazione il fatto di essere invasi e lo ius soli, tanto declamato, ha la funzione di scongiurare il ritorno della destra al potere nel futuro».
L’Europa può ancora salvarsi dalla deriva a cui si è autocondannata o è già troppo tardi? E qual è la soluzione?
«Non è mai troppo tardi. Personalmente non mi preoccupa tanto l’alta percentuale di migranti quanto che molti nostri lettori abbiano smarrito la speranza. Se già ci consideriamo sconfitti, lo diventiamo. Dobbiamo nutrire fiducia nel domani e anche fare bambini».