Usa, infermiere positivo otto giorni dopo essersi fatto il vaccino Pfizer
Un infermiere in California è risultato positivo al coronavirus più di una settimana dopo essersi fatto il vaccino della Pfizer. Il colosso farmaceutico Usa ha fatto sapere che “esaminerà tutte le informazioni disponibili su questo caso e tutti i rapporti di una diagnosi confermata dopo la vaccinazione”, secondo quanto riferisce la Reuters.
Pfizer mette le mani avanti: “Protezione si rafforza dopo la seconda dose del vaccino”
La Pfizer dal canto suo mette le mani avanti circa la copertura del vaccino. E fa sapere che “sulla base del nostro studio di Fase 3 sulla sicurezza e l’efficacia, il vaccino offre una certa protezione contro il Covid-19 entro circa dieci giorni dalla prima dose e si rafforza significativamente dopo la seconda dose, cosa che giustifica la necessità di una serie di vaccini a due dosi”. Insomma, il colosso farmaceutico si giustifica così: “La persona potrebbe aver contratto la malattia prima o subito dopo la vaccinazione“.
L’infermiere si è vaccinato il 18 dicembre ed è risultato positivo il 26 dicembre
Matthew W., 45 anni, infermiere di due diversi ospedali della California, ha fatto sapere in un post su Facebook il 18 dicembre scorso di essersi fatto il vaccino Pfizer. L’infermiere ha spiegato a ABC News di avere avuto dolore al braccio per un giorno senza altri effetti collaterali. Sei giorni dopo, la vigilia di Natale, si è ammalato dopo essere stato in servizio in un’unità Covid-19. Ha avuto brividi e in seguito ha sofferto di dolori muscolari e affaticamento. Secondo quanto riferito, è risultato positivo al coronavirus il 26 dicembre, a Santo Stefano, otto giorni dopo.
L’esperto: “Con soltanto la prima dose il vaccino protegge al 50%”
A sentire Christian Ramers, specialista in malattie infettive del Family Health Centers di San Diego, quanto accaduto era prevedibile. “Sappiamo dagli studi clinici sul vaccino che ci vorranno dai 10 ai 14 giorni per iniziare a sviluppare la protezione dal vaccino”, ha fatto presente. “La prima dose dovrebbe garantire una protezione intorno al 50%, e serve la seconda dose per arrivare fino al 95%”, ha precisato Ramers. Il vaccino Pfizer è sotto i riflettori perché negli Stati Uniti sta causando più reazioni allergiche del previsto.