Giuseppe Conte, Fabrizio Cicchitto: “Non molla la delega ai servizi segreti, vuole nascondere aspetti della sua vita privata?”
Parte dalla liberazione dei pescatori in Libia, Fabrizio Cicchitto, per una riflessione sullo stato dei servizi di intelligence in Italia e per attaccare, in modo durissimo Giuseppe Conte. In un intervento su Il Tempo, Cicchitto premette: “Sul terreno dei professionisti dell’intelligence l’Italia è così caduta molto in basso in classifica, non certo per colpa dell’Aise, ma per responsabilità di chi si intestardisce a voler direttamente guidare un settore, quello dei servizi, rispetto al quale non ha la benché minima professionalità (ma su questo gioco di Conte torneremo)”.
Dunque, Cicchitto aggiunge: “La riflessione, però, anche del Copasir deve andare molto indietro nel tempo. Una nazione presente storicamente nell’area come l’Italia non può sponsorizzare, sulla base delle indicazioni dell’Onu e dell’Unione Europea, una delle parti in causa, cioè il presidente Al-Serraj solo con le buone parole e magari qualche conferenza a Palermo: come minimo la diplomazia va combinata con finanziamenti e con forniture in armamenti. Ciò a maggior ragione se rifornisci di navi militari tecnologicamente assai significative quell’Egitto di Al-Sisi con il quale hai il contenzioso che tutti sanno, in primis l’assassinio di Giulio Regeni”.
Ma è nelle battute finali del suo commento che Cicchitto sgancia una bomba su Conte, premettendo come Matteo Renzi ha “diecimila ragioni nel sostenere che il premier deve mollare il diretto controllo sui servizi, rispetto ai quali non ha né la professionalità né il tempo. A Conte sono concesse cose finora mai permesse a nessuno. Pensiamo cosa sarebbe accaduto se Berlusconi avesse voluto per sé il diretto controllo sui servizi”. E perché mai, Conte, è così ostinato nel tenersi il controllo dei servizi? Per Cicchitto ci sono tre possibili ragioni. La prima delle quali viene definita “difensiva”. Ed è inquietante: “Quella difensiva è che evidentemente vuole avere la certezza che siano coperti e protetti aspetti che non vuol far conoscere della sua vita privata”, picchia durissimo Cicchitto.
Dunque la seconda ragione, “evidentemente vuole incutere qualche timore specie ai suoi soci di governo”. E ancora, “la terza ragione deriva dall’autorizzazione a suo tempo da lui data al direttore del DIS Gennaro Vecchione perché desse tutti gli aiuti possibili e immaginabili anche utilizzando Aisi e Aise a Durham e Barr che stavano facendo per Trump contro indagini sul Russiagate avendo nel mirino i democratici e l’Fbi. Si ricorderà che Aisi e Aise fecero grandi ricerche su tal Mifsud, transitato per la Link University di Vincenzo Scotti. Evidentemente Trump divenne così affettuoso con «Giuseppi» per questa disponibilità che adesso col cambio di presidente diventa molto imbarazzante”, conclude Cicchitto. Tre differenti ipotesi, tutte dall’enorme peso specifico.