Autostrade all’Anas? Scenario da brividi: ecco la lista nera di disastri e scandali
Potrebbe rivelarsi un salto nel buio la procedura con cui il governo intende revocare la concessione ad Autostrade per riportarla nelle mani dello Stato.
E il «buio» si chiama Anas, azienda pubblica che con 6mila dipendenti gestisce 26mila chilometri di strade e autostrade e che negli anni ha visto la sua reputazione macchiata da inchieste e accuse che vanno dalla corruzione, per le mazzette sugli appalti, al disastro colposo per crolli e incidenti. Se la revoca ai Benetton andasse in porto, toccherebbe al colosso statale che da sette mesi è integrato con Ferrovie dello Stato, subentrare nella gestione della rete. Una macchina che però, se si guarda allo stato del patrimonio stradale italiano, negli anni non ha brillato per efficienza. Eppure, c’è un «prima» e un «dopo» in Anas, secondo il suo amministratore delegato, Gianni Vittorio Armani, che quando è arrivato a fine 2015 si è «trovato in un disastro – ha rivelato al Corriere – Manutenzione delle strade assurda, inchieste, arresti. Una struttura in cui chi gestisce i cantieri non sa neppure dire quanti sono quelli aperti». Il dopo, Armani l’ha tratteggiato in un’ intervista di due mesi fa, in cui ironia della sorte, prevedeva per Anas una competizione diretta proprio con concessionari come Autostrade: «Siamo disponibili a partecipare alle gare, possiamo rendere per lo Stato più efficace riassegnazione delle autostrade». Di certo ci vorrà del tempo per recuperare il deficit, perlomeno di fiducia, accumulato in questi anni.
I CROLLI E LE INCHIESTE
Strade in condizioni disastrose, ponti, cavalcavia pericolanti. Il 40% delle infrastrutture gestite dall’Anas ha più di 35 anni, secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. E l’usura, unita alla scarsa manutenzione, ha fatto i suoi danni. Come il crollo, nel 2015 a seguito di una frana, del viadotto Himera lungo la Palermo-Catania, per cui sono indagati due dipendenti dell’Anas. La ricostruzione doveva essere completata nel 2018. Invece, a tre anni dal disastro, i lavori sono appena stati aggiudicati e termineranno tra due. O come il cedimento, l’anno scorso, del cavalcavia della tangenziale di Fossano (Cuneo), precipitato su un’auto dei carabinieri, miracolosamente illesi. L’Anas ha parlato di «probabili vizi in fase di costruzione», e tra i 12 indagati per disastro colposo figurano dipendenti dell’azienda. Nel 2016 venne giù il cavalcavia Annone Brianza (Lecco): tra gli altri è indagato un ingegnere Anas.
MANUTENZIONE A PICCO
Incidenti che si sono verificati in anni di scarsi investimenti in manutenzione ordinaria e straordinaria. Quest’ultima valeva 200 milioni di euro nel 2011, solo 100 nel 2012 e nel 2013, per arrivare a 400 nel 2014 e scendere a 300 nel 2015. Di fronte alla situazione allarmante, poi, il cambio di rotta annunciato dai nuovi vertici. Nel 2016-2017 il capitolo ammonta a 1,2 miliardi, e per il 2018 a 600 milioni, «tre volte la spesa degli anni precedenti». Merito del nuovo Contratto di programma che per il quinquennio 2016-2020 prevede 23 miliardi di stanziamenti di cui 11 per la manutenzione. Solo per la Salerno-Reggio sono stati spesi 1,7 miliardi in interventi. Quella stessa Salerno Reggio, costata oltre 8 miliardi e 233 milioni di euro, dove la Procura di Vibo Valentia nel 2016 ha sequestrato la galleria «Fremisi-San Rocco» per due incidenti mortali avevano fatto emergere «gravi difetti strutturali».
PROCESSI E CONTENZIOSO
Tra inchieste e cause civili, il contenzioso vale 6 miliardi, di cui 5 relativi a lavori, cantieri, gare. Nell’ultimo bilancio relativo al 2016, si legge che Anas ha avuto altri 19 procedimenti penali e sette richieste di risarcimento danni per sinistri mortali. E poi c’è la maxi inchiesta, con la richiesta di rinvio a giudizio di 52 persone, che ha smascherato il giro di tangenti per l’aggiudicazione di appalti.
SICILIA MAGLIA NERA
Solo nell’isola, l’Anas gestisce 4.155 chilometri di strade. Ma non c’è pace tra chiusure, crolli e danni. Come quello del viadotto Scorciavacche, tra Palermo e Agrigento, che ha ceduto nel 2015 a pochi giorni dalla sua inaugurazione. I lavori per la ricostruzione sono fermi. Dopo 4 anni è stata invece riaperta la statale rimasta bloccata dopo il crollo del viadotto Petrulla, a Licata. E un anno e mezzo fa è stato chiuso in attesa di manutenzione il viadotto Akragas ad Agrigento, un altro ponte di Morandi. La situazione, all’indomani di Genova, ha spinto il governatore Nello Musumeci a convocare un vertice sulle strade. Musumeci ha annunciato che il Consorzio autostrade siciliane, che gestisce la Palermo-Messina, la Messina-Catania e la Siracusa-Gela, chiuderà entro l’anno. E che l’Anas è interessata alla successione.