Follia Dpcm, 26 operai non vogliono mangiare al gelo e vanno in trattoria: arriva la multa di 280 euro a testa
Non era un pranzo di svago quello servito ‘clandestinamente’ in una trattoria di Soprazzocco di Gavardo: bruscamente interrotto dall’arrivo dei carabinieri, è costato quanto una cena in un ristorante stellato. A rivelare i retroscena di quanto accaduto martedì nell’osteria è la figlia di uno dei 26 commensali: erano tutti operai, impegnati in un cantiere in una località impervia della zona.
Le norme del Dpcm sarebbero state violate dall’oste proprio per consentire a tutti gli operai, costretti da giorni a mangiare panini al freddo, di poter consumare un passato caldo, seduti attorno ad un tavolo. Perché a fare le spese della chiusura di bar e ristoranti non sono solo gli esercenti, ma tutte quelle categorie di lavoratori che trascorrono le giornate lontano da casa e non in un ufficio: operai, muratori, ma anche rappresentanti e camionisti. Da oltre un mese sono obbligati a passare la pausa pranzo al freddo, o al volante dei propri mezzi.
E per loro non sarebbe un problema di secondaria importanza, come fa notare proprio la giovane figlia di uno dei carpentieri multati per il pranzo clandestino a Gavardo (per tutti loro è scattata una sanzione da 280 euro).
“Non contesto l’attività dei Carabinieri e nemmeno la sanzione che è stata giustamente comminata. Ma vorrei sottolineare che hanno trasgredito alle regole non per un capriccio personale ma per consumare un pasto completo al caldo dopo ore di lavoro all’aria aperta. In cantiere non c’è nemmeno la possibilità di usare un microonde”.
Non una protesta la sua, piuttosto il tentativo di far riflettere, pure il Presidente del Consiglio, su alcune della tante problematiche legate alle chiusure forzate. Per far sentire la sua voce, e quella del padre, la giovane donna ha usato i social:
“Sono figlia di Mauro, imprenditore edile da trent’anni, carpentiere da altri ventuno. Viviamo a Brescia, una provincia dedita al lavoro, a quel lavoro che serve per dar da mangiare a quattro figli (come nel nostro caso). Oggi, nella nostra provincia ha nevicato, faceva molto freddo e mio padre con i suoi acciacchi é partito alle 6.30 per andare al lavoro. Ora io capisco ogni misura restrittiva per via del Covid-19, capisco l’esigenza di non creare assembramento ma ciò che non capisco é come si possa ridurre un uomo che svolge il suo lavoro onestamente da 51 anni anni a mangiare al freddo, sotto la neve”, si legge nell’accorata lettera inviata tramite messenger al premier Conte.
“Non capisco perché non si possa far lavorare i ristoratori in modo sicuro, non capisco perché qualsiasi lavoratore che non possa recarsi a casa a mangiare debba ridursi così. La dignità di un lavoratore non si può e non si deve calpestare in questo modo. La prego di fare qualcosa di più: non si può lavorare e perciò vivere così”, conclude la donna.“
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