Il virologo Palù sarà il nuovo presidente Aifa. “Scelto all’unanimità da Regioni”
Giorgio Palù sarà il nuovo presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Prenderà il posto del dimissionario Domenico Mantoan, divenuto direttore generale di Agenas. La Conferenza regioni ha proposto all’unanimità il nome del virologo ed ex professore ordinario di Microbiologia e Virologia. La nomina è stata ratificata ieri in conferenza Stato-Regioni. Il vice presidente della Conferenza Giovanni Toti ha scritto al ministro Speranza comunicando la «convergenza unanime» sull’incarico.
Palù nominato all’unanimità per la carica di presidente Aifa
Il virologo tra il 2003 e il 2005 è stato componente del Consiglio superiore di sanità. E’ stato inoltre professore ordinario di Microbiologia e Virologia e preside della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università degli Studi di Padova. Una nomina che, c’è da scommettere, farà storcere più di un naso all’interno dell’esecutivo e della comunità scientifica italiana.
Il nome di Palù, infatti, è legato a posizioni in netta controtendenza alle pressioni allarmistico-escatologiche di alcuni virologi e delle istituzioni stesse riguardo all’andamento dell’epidemia. Palù può quindi essere considerato, insieme all’infettivologo Matteo Bassetti, una delle voci «dissonanti» rispetto alla gestione – politica e mediatica – della pandemia.
Una serie di opinioni contrroverse
Si ricordi, ad esempio, le sue dichiarazioni sulla possibile origine in laboratorio del coronavirus: «Resta ancora in piedi, accanto a quella di un’origine naturale, l’ipotesi che Sars-CoV-2 sia uscito da un laboratorio. Questa ipotesi», che tra gli altri era stata contemplata anche dallo scienziato premio Nobel Luc Montagnier, «è al vaglio di un consorzio nato spontaneamente fra virologi, matematici e fisici: stiamo analizzando le sequenze di Sars-CoV-2 depositate, confrontandole con quelle dei coronavirus dei pipistrelli e di altri animali».
Nei mesi scorsi, poi, pur dovendo fare i conti con quella che è a tutti gli effetti una seconda ondata, il prossimo presidente Aifa spronava a ragionare seriamente su cosa si intenda per «casi» di positività al virus: «Fra questi, il 95 per cento non ha sintomi e quindi non si può definire malato», sottolineava. «Queste persone sono state “contagiate”, cioè sono venuti a contatto con il virus, ma non è detto che siano “contagiose”, cioè che possano trasmettere il virus ad altri».
Infine le sue bordate contro la pessima gestione del «rientro» dopo l’estate hanno provocato parecchi malumori: «Occorreva rinforzare le rianimazioni perché i morti sono stati lì», ma non è stato fatto. «Occorreva istruire i medici di medicina generale con linee guida terapeutiche per la cura in casa della malattia» per evitare i sovraffollamento negli ospedali, ma nemmeno questo è stato fatto. «Quando è stata aperta la scuola a settembre sono stati messi in circolazione otto milioni di studenti nella stagione autunnale, periodo in cui non abbiamo più la protezione della natura». Inoltre sono noti i suoi entusiasmi per la cura a base di anticorpi monoclonali, da Palù preferita all’aipotesi vaccinale.
Cristina Gauri