Ira dei governatori contro il Dpcm: “Il governo lo deve modificare”
Nuovo Dpcm, nuove polemiche.
Questa sera il presidente Giuseppe Conte dovrebbe presentare il decreto agli italiani ma nel frattempo montano già le proteste dei governatori, per quelle che a loro avviso sono decisioni di scarso buon senso. Il primo a muovere qualche critica è stato Giovanni Toti, che già ieri sera poneva l’accento sull’incongruenza del blocco allo spostamento tra i comuni anche nelle regioni gialle nei giorni di Natale, Santo Stefano e capodanno. Oggi sono tanti i presidenti di Regione che si lamentano soprattutto per questa misura, sottolineando come non possano essere paragonate le grandi città da centinaia di migliaia di abitanti con le piccole realtà comunali italiane, che sono la maggior parte.
Tra i governatori che stanno maggiormente facendo la voce grossa c’è Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia: “Leggere un decreto legge a sorpresa che impedirà, il 25 e 26 dicembre e l’1 gennaio, lo spostamento dei cittadini fra Comuni della stessa regione anche solo per andare a visitare genitori e figli, mentre si discute di un Dpcm che non ha recepito nessuna delle indicazioni offerte dalle regioni, è un fatto ‘lunare'”. Il governatore della Lombardia è categorico nella sua presa di posizione: “Bene ha fatto la Conferenza delle Regioni ad assumere una posizione di forte critica verso contenuti e metodo imposti dal Governo con un decreto legge notturno che impedisce di dare alcun parere su un Dpcm contraddittorio e non modificabile”.
Luca Zaia è sulla stessa linea di Attilio Fontana e chiede un intervento al governo prima della firma di Giuseppe Conte: “Vi sono molti punti non condivisibili, il primo è quello che riguarda gli spostamenti ed è per questo che il governo si è visto costretto ad approvare il decreto legge che legittima il Dpcm, che altrimenti non starebbe in piedi su alcuni aspetti”. La critica del governatore del Veneto non si limita al blocco nei tre giorni di festa ma a tutti i limiti posti in essere per l’intero periodo festivo, dal 21 dicembre al 6 gennaio. In quei giorni, infatti, saranno blindate le regioni senza possibilità di deroga, se non per motivi giusitificati. “Così si aprono due scenari. Quello di natura umana, più importante, è che non è permessa infatti nessuna ricongiunzione tra parenti se non abitano nello stesso comune”, prosegue Luca Zaia. Il governatore fa, quindi, il confronto tra le piccole realtà e le grandi città: “Si bloccano i cittadini in un piccolo comune mentre a Roma, una città con tre milioni di abitanti ci si può spostare tranquillamente. Nei piccoli comuni, come i nostri, invece è un vero lockdown. Il governo deve modificare queste regole”.
Successivamente alle proteste dei governatori, l’Adnkronos ha reso pubblico il documento critico della Conferenza delle regioni: “La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome esprime stupore e rammarico per il metodo seguito dal Governo che ha approvato, nella serata di ieri, il decreto legge 2 dicembre 2020 n.158, in assenza di un preventivo confronto con le regioni”. La battaglia dei governatori è arrivata anche in Parlamento, dove 25 senatori Pd (su 35) hanno sottoscritto una lettera al capogruppo Andrea Marcucci per “attivarsi con il Governo affinché lo spostamento tra comuni nelle giornate del 25,26, 1 gennaio, possa avvenire per consentire a persone che vivono in comuni medio piccoli di ricongiungersi per poche ore con familiari che abitano in altri comuni”.
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