Auto blu per la fidanzata di Conte: Angelilli minacciata di morte e insultata dopo la denuncia
Letteralmente “bersagliata sui social”. Raggiunta da “insulti, minacce di morte e offese”. È successo all’esponente di FdI Roberta Angelilli, dopo aver presentato l’esposto sull’uso per la fidanzata della scorta e dell’auto blu del premier Giuseppe Conte. A denunciarlo è stata la stessa Angelilli, chiarendo che, dopo la segnalazione sull’affaire “auto blu”, ora si prepara a inviare alle autorità competenti anche la segnalazione sulle “ingiurie di ogni genere” di cui è stata oggetto.
Le minacce dopo la denuncia
“Dopo aver presentato l’esposto sono stata bersagliata sui social. Insulti, minacce di morte e offese. Mi hanno coperto di ingiurie di ogni genere”, ha raccontato Angelilli all’agenzia di stampa Adnkronos. “Del resto – ha commentato – questa è la tattica della base grillina per far desistere chi si mette contro Conte e il Movimento”. “In ogni caso ho registrato i nomi dei profili da cui sono partiti insulti e minacce di morte per segnalarli a chi di dovere”, ha chiarito l’esponente di FdI, già vice presidente del Parlamento europeo. “Mi hanno dato anche della mafiosa”, ha raccontato.
L’esposto di Angelilli sull’affaire “auto blu” di Conte
Angellilli, comunque, non si è fatta intimidire e continua a chiedere sia di essere informata sugli sviluppi dell’inchiesta, sua prerogativa in quanto persona che ha denunciato, sia che Conte faccia chiarezza, sua prerogativa come cittadina. “Nell’esposto, semplice e lineare – ha spiegato quindi l’esponente di FdI – mi sono limitata a chiedere di verificare se l’uso della scorta del premier da parte della compagna di Conte, che così avrebbe usufruito di addetti alla sicurezza pubblica, fosse stato improprio. E questo, di fronte a un giornalista, Filippo Roma, che lamentava di essere stato bloccato mentre svolgeva soltanto il suo lavoro“.
“Conte deve chiarire”
“Questa mattina, ai sensi dell’art. 335 del codice di procedura penale, tramite il mio avvocato ho dato mandato di ricevere il certificato attestante eventuali notizie di reato“, ha quindi chiarito Angelilli, sottolineando anche gli aspetti politici della faccenda. “Credo che il presidente del Consiglio debba chiarire, visto che da sempre si professa avvocato del popolo. E che fa parte di un partito – ha concluso Angelilli – che dice di combattere gli abusi e gli sprechi“.