Terrorismo, accoltellò un militare a Milano al grido di “Allah Akbar”: condannato a 14 anni
È di 14 anni e 6 mesi la condanna che il Tribunale di Milano ha comminato a Mahamad Fathe, il 25enne yemenita che il 17 settembre dello scorso anno, armato di forbici e al grido di Allah Akbar, accoltellò un militare dell’operazione “Strade sicure”. I giudici di Milano hanno riconosciuto lo straniero colpevole di tentato omicidio aggravato dalla finalità del terrorismo.
Terrorismo: l’attacco a Milano
L’aggressione avvenne sul piazzale davanti la Stazione centrale di Milano, ormai ridotta a bivacco di stranieri. Fathe attaccò il militare alle spalle e lo ferì alla gola, per fortuna senza riuscire a provocargli lesioni gravi.
Per la difesa “sentiva le voci”….
La pubblica accusa aveva chiesto 14 anni e 3 mesi, dunque una pena inferiore a quella poi stabilita dai giudici. Secondo il pm, andavano concesse delle attenuanti generiche, poiché Fathe, sebbene fosse stato riconosciuto capace di intendere e di volere, si trovava in una condizione di difficoltà. Tesi questa portata avanti dalla perizia psichiatrica, secondo la quale lo straniero viveva “uno stato di disadattamento, esasperazione ed alienazione”. La Corte, invece, ha ritenuto “le generiche equivalenti alle aggravanti” e ha sancito che una volta espiata la pena lo straniero, già all’epoca dei fatti irregolare in Italia, “sia espulso”.
La segnalazione della Germania
L’idea di una infermità mentale, già vista in questi casi, si era fatta strada da subito nella strategia difensiva di Fathe. Secondo la sua difesa, lo straniero sentiva “voci”nella testa che lo avrebbero spinto ad attaccare. Dunque l’aggressione di Milano sarebbe stata figlia della follia e non del terrorismo. Lo straniero, però, secondo quanto trapelò a ridosso dell’attacco, era stato segnalato dalla Germania come radicalizzato in contatto con organizzazioni terroristiche.