Un focolaio di aviaria altamente patogena spaventa il Giappone
Un focolaio di influenza aviaria altamente patogena è stato riscontrato nella città di Mitoyo, in Giappone, nella prefettura di Kagawa. La fonte del virus si trova all’interno di un allevamento avicolo, il primo nel suo genere nel Paese da tre anni a questa parte. Le autorità sono state costrette a prendere provvedimenti drastici. La prefettura ha stabilito che tutti gli allevamenti di polli nel raggio di tre chilometri dal punto zero dell’epidemia non debbano muovere o trasportare animali o uova, effettuando verifiche se l’infezione è giunta fino a loro. Allevamenti in un raggio di dieci chilometri, invece, non possono trasportare volatili e uova fuori della zona.
Mentre proseguono i controlli per verificare la presenza di ulteriori focolai nella zona, le autorità hanno iniziato l’abbattimento di circa 330mila polli. Non solo: il ministero dell’Agricoltura ha stabilito di sospendere, per il momento, tutte le esportazioni di pollame e uova. Nell’allevamento infetto, in appena quattro giorni, sono morti quasi 3.800 volatili a causa dell’infezione. I controlli a tappeto riguardano almeno 115 fattorie racchiuse nel giro di una manciata di chilometri, per un totale di 4,6 milioni di polli potenzialmente coinvolti nell’emergenza sanitaria.
Come detto, serviranno controlli approfonditi per scongiurare la diffusione dell’agente patogeno. Il rischio è che decine di migliaia di animali possano aver contratto il virus provocando un grave danno economico e sanitario. Ricordiamo che l’ultima epidemia di influenza aviaria in Giappone si è avuta nel gennaio 2018, sempre nella stessa zona.
L’ombra dell’influenza aviaria
La buona notizia è che da giovedì non ci sono state segnalazioni di altre morti di massa nella “zona rossa”. In ogni caso è fondamentale monitorare l’evolversi della situazione. Una situazione che dovrà essere ricostruita fin nei minimi dettagli. Come ha fatto il virus a colpire l’allevamento? Da dove è arrivato? Domande importanti ma che forse rimarranno senza risposta. “Non capisco come possa essersi originata l’infezione. Avevamo attuato con attenzione tutte le misure igieniche richieste dalle autorità”, ha spiegato all’agenzia Kyodo news il presidente della società che gestisce la fattoria infetta.
Gli allevatori che lavorano nei dintorni dell’epicentro sono molto preoccupati per l’impatto che l’epidemia potrà avere sulle loro attività. “Sono nei guai perché non posso spedire le uova a meno che i miei polli non vengano confermati negativi nei test”, ha raccontato un altro allevatore che gestisce una fattoria non distante dal punto zero del contagio. Ognuno prega affinché i propri polli non siano infetti. Altrimenti saranno costretti ad abbatterli, perdendo guadagni assicurati. Da Tokyo il primo ministro Yoshihide Suga si è subito attivato incaricando i membri del gabinetto di mantenere il filo diretto con le autorità della prefettura interessata.
Rischi da non sottovalutare
Due sono i rischi collegati all’emergenza aviaria. Primo: lo spauracchio più grande delle autorità, anche se nessuno lo ha esternato, è che l’infezione, una volta mutata, possa creare problemi anche tra gli esseri umani (un po’ come accaduto recentemente in Canada con un ceppo dell’influenza suina). Già, perché gli esseri umani possono infettarsi con il virus dell’influenza aviaria in seguito a contatti diretti con animali infetti, vivi o morti, o con le loro escrezioni. Non ci sono invece rischi di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova.
Certo è che bisognerà attendere i test genetici sull’agente patogeno riscontrato a Mitoyo per capire che cosa potrà accadere. Il governo effettuerà analisi approfondite con l’obiettivo di verificare da quale ceppo derivi il virus. Dalle prime informazioni sappiamo che l’agente patogeno è causato da una forma altamente patogenica. In tal caso, la malattia insorge in modo improvviso e provoca la morte rapida degli uccelli colpiti nel 100% dei casi. In casi del genere è importante intervenire subito così da spegnere il focolaio e scongiurare la remota ipotesi di una pandemia originata dal passaggio del virus all’uomo.
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