Boom di prenotazioni in Trentino, masse in fuga per la cena
Fatta la legge trovato l’inganno. Se con l’ultimo Dpcm, che chiude i ristoranti alle 18, la cena fuori è ormai un ricordo, basta andare in Trentino.
Sì, perché le province di Trento e Bolzano, grazie alle prerogative concesse alle regioni autonome, hanno posticipato le chiusure alle 22, sfidando le restrizioni imposte dal decreto del premier Conte. E a giudicare dal boom di prenotazioni nei ristoranti, sono in molti ad aver pensato al Sud Tirolo come meta per sfuggire al bando della cena alle 20. Come Raffaella e Andrea Avesani, riporta Repubblica , non ci hanno pensato due volte a prendere la macchina in direzione dell’ultima roccaforte dove il pasto serale non è ancora fuorilegge.
Fuga in Trentino per la cena
E i coniugi Aversani, vent’anni di matrimonio da festeggiare come si deve, ringraziano l’autonomia sudtirolese che gli salva la cena dell’anniversario. “Potrebbe essere l’ultima occasione per uscire prima di un altro lockdown. In un tempo così spaventoso, due ore di viaggio per una sera di vita normale non sono buttate”. Partiti da Verona, Raffaella e Andrea alle sette sono già nello storico Wirsthaus Vogele, nel centro storico di Bolzano. La padrona di casa, Birgitt Alber, accesa la candela sul tavolo, li delizia con un piatto tipico tirolese: canederli conditi con il gulash. A sorprendere è che, nella secolare stube bolzanina, la maggior parte dei clienti viene da via. Alle 22 si contano un centinaio di veneti e diversi austriaci calati da Innsbruck per approfittare “della libertà da Grande Tirolo” estesa al Trentino.
Masse di “ribelli” da Veneto e Lombardia
La crescita dei contagi non risparmia le province autonome di Trento e Bolzano. Ma il rischio di beccarsi il Covid non frena gli integralisti della cena a tutti i costi. E masse di “ribelli” fluiscono dalle regioni confinanti per sedersi ai ristoranti sudtirolesi fino alle 22. Coppie, amici e famiglie migrano per una sera da Veneto, Lombardia, Austria e Svizzera. Fino le 22, però. Dopo, anche in Trentino il “sogno” della cena possibile svanisce. Una “trasgressione” che comunque non infrange le regole, ma non è esente da critiche feroci. I ristoratori delle regioni confinanti colpiti dalla serrata alle 18 denunciano i colleghi trentini di “concorrenza sleale per i clienti scippati”. Il problema è che, estesa a livello nazionale la chiusura alle 18, nelle regioni del turismo invernale i locali non potrebbero vivere di soli pranzi di lavoro. “La tristezza – dice Andrea Fenoglio, chef icona del Sissi di Merano – è sentirsi privilegiati perché si può lavorare. Se qui ci togli la cena, è finita”.
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