Repubblica, l’avvocato difensore mediatico di Autostrade, cioè dei Benetton
Un tempo Repubblica si dichiarava e si atteggiava a difensore dei lavoratori, dei poveri e dei derelitti, per proteggere i quali indicava alla sinistra la strada giusta che avrebbe dovuto percorrere secondo i perentori, assertivi e sacri (ma laici) ‘moniti’ di Scalfari spiegati in interminabili articoli, le cosiddette ‘lenzuolate’.
Oggi non si preoccupa di salvare neanche la faccia per difendere i lavoratori più indifesi, l’enorme schiera dei precari, a partire dai rider. Anzi per ‘difendere’ questi , ha dato grande evidenza al fatto che Foodora lascia l’Italia.
Per dire, senza dirlo esplicitamente, che la colpa è di Di Maio per avere introdotto nel Decreto Dignità la norma a difesa anche, ma non solo, dei rider.
Quindi, per difendere i rider, cosa si potrebbe fare?
Mi sembra di poter dedurre, che per Repubblica è meglio lasciare le cose come stanno ora, altrimenti i rider potrebbero perdere anche il poco di precario che hanno!
Questa è la linea dell’avvocato difensore Repubblica per i rider?
Lasciamo che ci venga data la risposta.
Ma coloro che stanno più a cuore a Repubblica sono i derelitti che vengono dall’altra sponda del Mediterraneo.
Per essi sono disposti a immolarsi nella ‘guerra santa’ contro Conte, Salvini, e Di Maio, indicati – naturalmente facendolo dire agli altri – come i responsabili della morte di inermi disperati inghiottiti dal Mare Nostrum provenienti dalle terre d’Africa più povere.
Ma una volta che arrivano in Italia cosa suggeriscono gli strateghi politici di Repubblica per dare dignità a questi derelitti per i quali sono così tanto sensibili?
Intanto ciascuno dei redattori che scrivono costernati con tanto dolore, ci dimostrino di aver mosso almeno un dito a loro favore, che so versare 100 euro al mese del proprio stipendio in un fondo che vada lenire le sofferenze di coloro verso i quali sono tanto compassionevoli, potenziato adeguatamente con le risorse finanziarie del loro editore.
Troppo facile fare i generosi con i soldi dello Stato: a tal proposito, visto quanto sono occhiuti nel difendere i conti dello Stato ( purché non si tocchino le regalie che loro ricevono) ci indichino, loro che sanno far di conto ad altissimo livello professionale, le fonti finanziarie.
Ci mostrino, professionalmente da par loro, le fonti per far fronte a nuovi impegni sempre più gravosi per provvedere alle migliaia di disperati che stanno inoperosi in tutte le città italiane, che si aggiungono agli inoperosi italiani sempre più disperati anch’essi alla ricerca di un lavoro che non riescono a trovare.
Ma adesso stanno soffrendo i nostri di Repubblica, gliene diamo atto, per la tragedia terribile che ha colpito l’Italia a Genova.
Ma sono affranti, in questo momento, anche per le conseguenze della tragedia genovese che potrebbero cadere su Autostrade, cioè sui Benetton.
Essi ora fanno loro avvocati difensori, pubblicando il bando di Autostrade per la ricostruzione del Ponte Morandi a maggio scorso.
Non più difensori dei deboli, ma dei più forti della finanza italiana, che ormai vivono di rendita finanziaria e non fanno più gli imprenditori.
I Benetton, di cui in Repubblica si sono presi premurosa cura, sono purtroppo incappati in un gravissimo infortunio, la cui responsabilità operativa è oggettivamente da ascrivere a coloro i quali loro hanno affidato il potere di dirigere Autostrade, che ha provocato la morte di decine di italiani oltre che danni collaterali ingentissimi.
Cosa potranno commentare ora in Repubblica per la sacrosanta decisione di Di Maio e Salvini di chiedere la revoca della concessione ad Autostrade e una multa fino a 150 milioni di euro?
O cosa potranno dire sulla richiesta di Toninelli delle dimissioni immediate dei vertici di Autostrade?
Si prendano cura dei Benetton i Repubblica perché la situazione è estremamente difficile.
Anche questa è un’opera buona che non oscurerà le altre opere buone che ha compiuto, compie e compirà Repubblica a favore dei più bisognosi tra gli uomini, utilizzando l’arma mediatica che ha a disposizione.
Noi staremo ad osservare e a chiederne conto.
Come si fa in una vera democrazia.