Nadef, la maggioranza traballa al Senato. Caccia ai “responsabili”. La Mastella: «Contate su di me»
Quando la maggioranza rischia, è tempo di pallottoliere. È controversa la paternità dell’invenzione dei responsabili, ma è certo che tutti l’abbiano sfruttata. Così com’è certo che al trasformismo parlamentare Marco Travaglio abbia sempre dedicato editoriali infuocati, che hanno impresso segni indelebili sulle martoriate carni dei suoi destinatari. Ne sanno qualcosa Razzi&Scilipoti, scorticati e messi in croce per aver salvato il Cavaliere da sicuro naufragio. Chissà se il direttore concederà il bis ora che ad avere bisogno del supporto dei volenterosi è il governo dell’amico Conte. Staremo a vedere. L’occasione è vicina, anzi vicinissima, è si chiama Nadef, la Nota di aggiornamento al documento economico-finanziario, la cui approvazione si è complicata assai.
La Nadef va approvata con 161 voti
Di voti ne occorrono 161. Ma, almeno sulla carta, il governo – complice il Covid che ha sottratto ai giallo-rossi un po’ di senatori – non li ha più. Sul fronte opposto, il centrodestra ha ritirato i ponti e Forza Italia, per smentire la propria fama di ventre molle della coalizione, ha detto che punirà con l’espulsione dal gruppo chi dovesse piegarsi alle lusinghe governative. Un annuncio che lascia del tutto indifferente Sandra Lonardo in Mastella, senatrice sannita, che il salto della quaglia lo ha fatto in tempi non sospetti. Tanto è vero che all’Huffington Post ha già dichiarato il suo “sì” alla Nadef. Ovviamente, «per il bene della nazione», secondo il consueto standard di ogni responsabile.
Forza Italia: «Espulso chi voterà sì»
Il problema non è lei. Anzi dovremmo quasi ringraziarla la senatrice Lonardo in Mastella. Perché sarà grazie alla sua (come di altri) transumanza parlamentare sulla Nadef, nel nome della governabilità, della stabilità e quindi della responsabilità se assisteremo all’ennesima capriola dei Cinquestelle. Già, sarà uno spettacolo godersi Di Maio mentre farà il predicozzo contro i voltagabbana e pretenderne le dimissioni in quanto traditori della volontà popolare e restare inchiodato, proprio grazie a loro, sulla poltrona di ministro. Meglio loro che lui. Meglio i trasformisti che il trasformato.