Cancellato Salvini, altri 88 milioni per l’accoglienza
Roma. Depennati i decreti Sicurezza in fretta e furia il governo giallorosso (invero più rosso che giallo) auspica che l’accoglienza diffusa negli ex Sprar, ossia i servizi per i richiedenti asilo forniti da associazioni, cooperative e onlus nei comuni, venga incrementata.
Già, e per favorire la prodigalità nei confronti degli stranieri mette a disposizione 88 milioni di euro da suddividere tra quelle municipalità con oltre 20 mila residenti che il prossimo dicembre 2020, avendo concluso la prima fase dei progetti per l’accoglienza diffusa, non solo potranno rinnovarli con ulteriori risorse a disposizione ma potranno scegliere anche di incrementare il numero di immigrati richiedenti asilo accedendo a questo nuovo surplus.
Ma è soltanto il primo passo cui i cittadini dei piccoli comuni dovranno sottostare perché il programma si ripeterà anche per i progetti in scadenza a fine 2021 e 2022. E il perché è presto detto: si sta ricominciando a propinare la solita solfa degli immigrati che ingrassano il Pil finanche del 9 per cento al contempo però, ci si dispera perché nell’ultimo biennio (anche grazie all’anno in cui Matteo Salvini ha guidato il Viminale) sono arrivati in Italia meno stranieri e parecchi con i documenti in regola sono emigrati altrove. Vale a dire che da qui a breve ripartiranno le campagne pubblicitarie per incrementare l’accoglienza e si riapriranno gli accessi alla protezione speciale (leggasi umanitaria) per favorire la mera invasione. Con ulteriore dispendio di denari. Al momento i conteggi rivelano i primi incrementi: lo Sprar/ex Siproimi è costato allo stato italiano intorno a 500 milioni annui, con lo stralcio dei Dl Salvini, a meno di una settimana si è passati subito a 588. E da qui a fine anno ci passa ancora tempo.
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