La Borsa di Londra apre al primo fondo conforme alla sharia
Prosegue la penetrazione dell’islam, in tutte le sue forme, all’interno del tessuto politico, sociale ed economico di Londra. La città che tanto si vanta per essere diventata una sorta di melting pot in salsa europea (Brexit permettendo) nonché un modello multietnico da seguire secondo una buona parte dell’opinione pubblica mainstream, sta per diventare l’apripista di una nuova moda.
Nei prossimi giorni, nella Borsa di Londra, inizierà a essere negoziato il primo exchange traded fund (ETF) attivo al mondo conforme alla sharia, il quale, ha scritto il Financial Times, inaugurerà una nuova strada di crescita dal valore di 1,1 trilioni di dollari degli ETF nel mercato europeo. Scendendo nel dettaglio, il nuovo fondo, Almalia Sanlam Active Sharia Global Equity ETF, punterà a conseguire una crescita del capitale nel medio-lungo termine investendo in società con elevati rendimenti del capitale a bassa leva.
Attenzione però, perché allo stesso tempo l’ETF dovrà assicurarsi che le sue varie partecipazioni siano etiche, garantite da attività e soggette a una buona governance. Il fondo citato è il risultato di una partnership stretta tra Almalia, gruppo internazionale specialista di finanza islamica con sede a Londra, e Sanlam Investments, la divisione britannica della società di servizi finanziari quotata a Johannesburg. Toccherà ad Amanie Advisors, un’altra società, di consulenza finanziaria islamica, supervisionare il processo degli investimenti del fondo, affinché ETF resti coerente con i principi della sharia.
Il nuovo fondo e il rispetto della sharia
“Questo ETF – ha spiegato sempre al FT Paul David Oosthuizen, amministratore delegato di Almalia – sarà adatto agli investitori alla ricerca di una strategia gestita attivamente con un focus sul buon governo, così come a coloro che desiderano investire in modo conforme alla sharia”. Stando alle ultime indiscrezioni, il nuovo ETF dovrebbe essere quotato nell’imminente futuro anche in Germania e Italia.
Il fondo in questione, insomma, si prefigge un duplice obiettivo: gestire investimenti di alta qualità e restare in un universo conforme alla sharia. La Royal Bank of Canada fungerà da lead market maker. Il capitale iniziale dell’ETF ammonta a 5 milioni di dollari al fine di garantire liquidità anticipata. Abbiamo parlato del fondo. Ma, concretamente, a quali principi deve attenersi?
Per capirlo è importante spiegare il concetto di finanza islamica, ovvero l’insieme delle attività finanziarie intraprese rispettando le prescrizioni imposte dal Corano. Ecco alcune tra le più importanti: devolvere una parte degli utili in beneficenza, divieto di imporre tassi di interesse sui prestiti, effettuare investimenti non socialmente responsabili. Ricordiamo, tra l’altro, che nel 2014 il Regno Unito è stato il primo Paese non musulmano a emettere un sukuk sovrano (obbligazione islamiche) dal valore di 250 milioni di dollari.
La penetrazione dell’islamismo
Quanto abbiamo detto corrisponde a grandi linee con la punta dell’icerberg di un processo che si preannuncia molto più intrusivo di quanto non si possa immaginare. Accanto al mondo della finanza è il mondo reale londinese a subire l’incessante flusso dell’islamizzazione, foraggiato dal mondo progressista anglofono (e non solo).
Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha ripetutamente elogiato la multietnicità della megalopoli da lui amministrata, omettendo tuttavia gli effetti negativi connessi al suddetto fenomeno sociale. Nel 2018 la Gran Bretagna contava la terza maggior popolazione musulmana dell’Unione europea, alle spalle di Francia e Germania. Un trend che nel frattempo è aumentato grazie a tre fattori: immigrazione, alto tasso di natalità e una certa disinvoltura nella conversione all’islam. In mezzo a tutto questo, la Londra multietnica deve affrontare altri enormi problemi. La City, ad esempio, è passata ripetutamente agli onori delle cronache per essere la “città delle pugnalate”, soprannome derivante dall’enorme numero di persone uccise in seguito ad attacchi violenti, molti dei quali effettuati con coltelli. Non proprio un bel biglietto da visita.
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