Ora pure Clio Make Up è “razzista”: “I suoi correttori sono tutti bianchi”
Benvenuti nel 2020, epoca d’oro ove una produttrice di trucchi responsabile di una piccola realtà imprenditoriale quale è la blogger e make up artist che risponde al nome d’arte di Clio Make Up viene subissata di insulti e accusata di razzismo perché tra i suoi correttori e fondotinta non ci sono abbastanza tonalità scure …
Il correttore “razzista” di Clio
Clio Zammatteo dopo il successo con i suoi tutorial e programmi televisivi su Real Time ha lanciato da sole 24 ore OhMyLove, il suo primo correttore liquido. Neanche il tempo di mettere le immagini della collezioni online, che è stata vittima di una shitstorm epocale (#clio è trend topic su Twitter) perché avrebbe messo in vendita delle tonalità quasi del tutto pensate per persone dall’incarnato chiaro. Sono 14 le nuance disponibili e per il popolo del web solo due sarebbero adatte a chi ha la pelle scura.
“Se nel 2020 fai uscire questi colori, tieniteli pure”
Il tweet più condiviso è di un’utente che risponde al nome di Clavryfray, che condividendo una foto della collezione di correttori di Clio Make Up, scrive: “Se nel 2020 fai uscire dei prodotti con uno shade range del genere sinceramente puoi pure tenerteli”. “Alla prima uscita non poteva far uscire cinquanta tonalità diverse ma a questo punto fai 7 e 7, l’errore non è tanto nel numero di shades ma nello squilibrio tra quelle bianche e quelle scure“, aggiunge ancora la ragazza.
Ma in Italia che senso hanno 1000 nuance “nere”?
Twitter si è scatenato, tra le accuse di razzismo alla povera Clio – una vera e propria alzata di scudi contro di lei che la esclude al grido di “inclusività” – c’è qualcuno che fa notare che essendo un brand relativamente giovane che si piazza sul mercato in tempo di pandemia, la scelta dei colori sarà figlia di un’indagine di mercato: evidentemente Clio avrà capito, udite udite, che in Italia la richiesta di prodotti per pelli chiare è molto di più di quella per pelli scure.
Clio e le ricerche di mercato poco “inclusive”
Qualche viziatella scomoda la linea di make up di Rihanna, Fenty: peccato che si tratti di un marchio ben consolidato e con le spalle coperte molto bene economicamente rispetto a quello di Clio Zammatteo. Statisticamente, Clio non poteva neanche fare “fifty fifty” sui colori scuri: questi avrebbero venduto comunque di meno, mandandola in perdita per assenza di ritorno economico. Sorpresa: in Italia siamo bianchi, per lo più. Inoltre, e qui le donne mi seguono, giova far notare che si tratta di correttori per il contorno occhi. Ergo, debbono correggere o al più illuminare non costruire una maschera a immagine e somiglianza della persona.
E chi attacca è bianco come un “muro”
Seguendo inoltre i thread del post che è l’aprifila della shitstorm sulla truccatrice originaria di Belluno e testimonial Nivea, vediamo che la ragazza che ne è artefice, dopo aver berciato di inclusività e sindacato sulla scelta di marketing del prodotto, scrive: “Il problema poi è che ne fanno mille bianche ma nemmeno quelle sono complete perché io che sono letteralmente bianco muro non riuscirei mai ad usare quella più chiara perché è troppo scura per me”. Quindi il problema non è neanche stato sollevato da chi di queste minoranze fa parte (sebbene ci sia qualcuno su Twitter che pare essere di colore) ma da qualche millenial che passa molto – troppo – tempo su internet per capire che qui da noi questa “rappresentatività” in termini di “shades” non è ancora un problema e che una realtà produttiva italiana, come quella di Clio, non può fare 7 tonalità di ebano per evitare le critiche, perché deve mandare avanti la baracca. Ma ehi, Black correttori matters!
Ilaria Paoletti