”Stai zitta o ti ammazzo”. Così l’egiziano ha stuprato una 34enne in Gae Aulenti
Le ha messo le mani attorno al collo: ”Stai zitta o ti ammazzo” e poi l’ha violentata al buio dei grattacieli di Milano: lo ha fatto per ben due volte di seguito.
È un racconto dell’orrore, rabbrividente e profondamente toccante, quello che emerge l’indomani dell’arresto del 23enne egiziano autore dello stupro ai danni di una donna in piazza Gae Aulenti. L’aggressore, residente in Italia e incensurato, è recluso nel carcere di San Vittore con l’accusa di violenza sessuale.
Lo choc
Sono le 5.34 del 24 agosto scorso. Gli agenti della Polizia di Porta Nuova incorciano una ragazza visibilmente provata tra Viale della Liberazione e via Melchiorre Gioia, in zona Gae Aulenti. Ha un’andatura incerta, lenta e sul corpo porta i segni dell’abuso appena subito. I poliziotti la affiancano con l’auto per chiederle se abbia bisogno d’aiuto: la 34enne abbassa lo sguardo, tace. “Sono stata violentata, forse. Non lo so, non ricordo nulla”, dice con la voce tremula qualche attimo dopo. Appurato lo stato confunsionale della donna, viene subito disposto il trasporto presso la clinica Mangiagalli, punto di riferimento per le vittime di violenza sessuale. I medici del pronto soccorso che la visitano riscontrano ecchimosi e lividi compatibili con un’aggressione ma, per averne conferma, bisogna attendere l’esito degli esami clinici. La 34enne, ancora in stato di choc, racconta di aver trascorso una serata con amici, di aver bevuto, ma poi non aggiunge altro. Sopraffatta dalla paura, probabilmente incredula per quanto le è accaduto, decide di non sporgere denuncia e lascia la struttura. Più tardi arrivano i risultati degli esami: si tratta di violenza sessuale.
”Zitta o ti ammazzo” e poi il duplice abuso
Il giorno successivo all’abuso, la ragazza si ripresenta di nuovo presso gli uffici della polizia. Il suo racconto, adesso, è più nitido: dice di aver trascorso la prima parte della serata con tre ragazzi di origini nordafricane conosciuti la sera nella zona dello skyline milanese. I tre le hanno offerto marijuana da fumare. Poco dopo la mezzanotte, due del gruppo si allontanano in monopattino e lei resta seduta sul muretto di piazza Gae Aulenti con un giovane ragazzo egiziano che dice di chiamarsi ”Mohamed”. Parlano per ore e bevono anche qualche drink. Ad un certo punto, lui cerca un approccio sessuale ma la ragazza lo respinge e si allontana. Inferocito per il rifiuto incassato, l’egiziano decide di rendergliela. La segue in silenzio e poi, quando è certo di non essere notato, la aggredisce alle spalle afferrandola per i collo fino a farla svenire. Successivamente la carica in spalla, scende la scalinata che porta in via Castiglioni e proprio lì, in quegli androni vuoti, le intima il silenzio: ”Stai ferma, altrimenti ti uccido, io sono egiziano, sono vuoto e non ho sentimenti”. La ragazza lo implora: ”Lasciami andare, puoi stare tranquillo, ti perdono. Non lo dico a nessuno”. Ma è troppo tardi: lui ne sta già abusando. Lo fa per ben due volte. La 34enne non può che arrendersi alla violenza e pregare in silenzio per la salvezza.
L’identificazione e l’arresto dell’egiziano
Grazie al Gps su uno dei monopattini noleggiati dalla comitiva dei 3 nordafricani, i poliziotti della Mobile, diretti da Marco Calì, riescono a mettersi sulle tracce dell’aggressore. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, l’autore della violenza, un 23enne egiziano, viene fermato con la scusa di un controllo anticovid (senza mascherina) la mattina del 9 settembre in stazione Centrale. Gli esami del Dna eseguiti dalla scientifica confermano la concidenza con il profilo genetico dello stupratore. Il gip Manuela Accurso Tagano firma quindi la misura di custodia cautelare in carcere. Venerdì mattina il 23enne finisce in manette a San Vittore con l’accusa di violenza sessuale. ”Una violenza inaudita – spiega il Gip – Le modalità dell’agire ben fanno cogliere quale sia il generale atteggiamento dell’indagato nei confronti del genere femminile”. Per il giudice il 23enne ha ”un impulso sessuale fuori controllo e lucida volontà criminale. La sua indole violenta e il suo istinto di sopraffazione si esprimono nel continuo tenere le mani al collo della vittima quasi che anche la sofferenza fisica della donna aiuti il suo piacere”.
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