Inps, aumento stipendio vertici finanziato con taglio cartelle ai pensionati
Oltre alla vicenda relativa all’aumento dello stipendio di Pasquale Tridico, passato dal ricevere 62mila euro annui a percepirne 150mila in seguito a una decisione del Cda dell’Inps – avvenuta tra l’altro lo scorso aprile, in pieno lockdown – c’è un’altra storia che riguarda l’Istituto e che in queste ore caldissime è passata inosservata.
Tutto parte sempre dalla deliberazione del cda dell’Istituto, la quale, sottolinea Repubblica, avrebbe aumentato la spesa relativa ai compensi dei vertici Inps di un ammontare complessivo di 522mila euro. Per legge, il suddetto aumento può avvenire soltanto se non ci sono nuovi (o maggiori) oneri per la finanza pubblica.
Sulla pelle degli italiani
Detto altrimenti, prima di ritoccare gli stipendi è fondamentale dimostrare di aver conseguito “una riduzione strutturale” delle proprie “spese di funzionamento”. Ma come è stato finanziato, quindi, l’aumento delle buste paga? Semplice: in parte riducendo le spese postali, in parte la manutenzione e i noleggi.
Quelli appena citati non sono particolari irrilevanti. Ricordiamo infatti che uno dei primi atti della gestione Tridico coincise con l’interruzione del programma di spedizione delle buste arancioni attraverso le quali si informavano i cittadini sull’entità delle pensioni che avrebbero ricevuto una volta usciti dal mondo del lavoro.
In altre parole, l’aumento degli stipendi dei vertici dell’Inps sarebbe stato foraggiato dal taglio di un servizio utile a informare i comuni lavoratori del futuro ammontare delle loro buste paga. Molte persone, infatti, non avendo la minima idea di quanto percepiranno una volta in pensione, rischiano di sovrastimare o sottostimare il loro compenso, con notevoli ripercussioni sulle casse finanziarie dei propri nuclei familiari.
Il taglio delle buste arancioni
Informare i cittadini con le buste arancioni è un fatto di civiltà, una sorta di educazione finanziaria che consente alle singole famiglie di poter organizzare il loro futuro nel miglior modo possibile. D’altronde quasi tutti i Paesi europei, seguendo l’esempio dei governi nordici, hanno scelto di seguire questa strada.
Il costo del servizio, inoltre, era pressoché irrisorio; addirittura gratuito per chi sceglieva di essere avvisato attraverso la posta elettronica. Ebbene, le spese relative alla spedizione delle buste arancioni rientrano nelle spese postali, cioè proprio uno dei due capitoli tagliati per finanziare l’aumento dello stipendio dei vertici dell’Inps. Finanziato – è il caso di dirlo – letteralmente sulla pelle dei cittadini italiani.
E pensare che Tridico, padre putativo del reddito di cittadinanza e indicato dal Movimento 5 Stelle, con la sospensione dell’invio delle buste arancioni ha effettuato un’operazione che, in un colpo solo, ha tradito in pieno gli ideali sbandierati dai grillini: trasparenza, risparmio e sostegno alle fasce più deboli.
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