Chiara Appendino condannata a 6 mesi nel caso Ream, “mi autosospendo”: bomba sul M5s nel giorno del voto

Condannata a 6 mesi la sindaca di Torino Chiara Appendino nel processo di primo grado per il caso Ream. Una pietra tombale sulla Appendino, su cui si è spesso speso in passato anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che aveva precognizzato per lei un ruolo nazionale e addirittura la guida di un ministero. La prima cittadina di Torino  è stata riconosciuta responsabile di una imputazione di falso ideologico.

Sono invece cadute due accuse di abuso in atti di ufficio e una seconda di falso.   Il processo riguarda la vicenda dell’ex Westinghouse e una caparra di cinque milioni che la società Ream (partecipata della fondazione Crt) aveva versato nel 2012 al Comune, guidato allora da Piero Fassino, per avere un diritto di prelazione sull’area dove si pensava di costruire un centro congressi. A fine 2013, la Città aggiudicò il progetto a un’altra società. Secondo l’accusa, la giunta Appendino non avrebbe inserito nel bilancio 2017 i 5 mln versati come caparra. Per la sindaca e assessore la procura ha chiesto un anno e due mesi, un anno per l’ex capo di gabinetto. 

Condannato a otto mesi l’ex capo di Gabinetto Paolo Giordana. Per il sindaco sono invece cadute due accuse di abuso in atti di ufficio e una seconda di falso. Appendino ha fatto sapere che porterà “a termine” il mandato da sindaca, e “come previsto dal codice etico  mi autospenderò dai Movimento 5 stelle”. I suoi legali, Luigi Chiappero e Luigi Giuliano hanno annunciato il ricorso in appello.

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