“Un pavimento di esseri umani”: così è ridotto l’hotspot di Lampedusa
Le condizioni di degrado e rischio sanitario in cui verte l’hotspot di Lampedusa sono ormai un problema conclamato. Nonostate ci sia addirittura stato il tentativo di alcuni di minimizzare la situazione, il centro è oramai al collasso, come molte altre strutture siciliane che ospitano i cosiddetti migranti.
Il duro braccio di ferro fra il governatore Nello Musumeci ed il governo è servito quantomento a far emergere la gravità della questione.
Ieri si è tenuto un vertice a palazzo Chigi proprio per affrontare l’emergenza, in realtà in atto da tempo, ma le soluzione trovate sino ad ora sono ben poche. Il presidente della Regione Sicilia ha chiesto che vengano svuotati e chiusi 42 hotspot, dal momento che “il 90% non è a norma”. Ed a confermare le parole di Musumeci è anche il dottor Cristoforo Pomara, capo ispettore che si è occupato di redigere un rapporto sulle condizioni di uno dei centri lampedusani. Intervistato dal “Corriere della Sera”, Pomara si è detto “scioccato” da quanto ha visto.”Faccio il medico legale, ne ho viste di situazioni forti, diciamo così. Ma quello che sto vedendo in questi giorni mi colpisce umanamente, oltre che come medico. Se pensiamo di tenere assieme migliaia di persone come facciamo a Lampedusa e chiamare questo ‘accoglienza’ allora abbiamo già fallito”, ha sentenziato il medico, a capo dell’Istituto di Medicina legale di Catania.Palazzo Chigi travolto dall’ondata di migranti: svuota solo Lampedusa
Da circa una settimana, Pomara è stato incaricato di condurre delle indagini mirate per valutare le reali condizioni in cui si trovano gli hotspot siciliani. Fino ad ora ha esaminato i centri di Pozzallo, Ragusa e Lampedusa, e ciò che ha rilevato è stato sconcertante.“Sono appena tornato da Lampedusa e ho inviato una relazione urgentissima preliminare all’assessorato regionale alla Salute”, ha raccontato Pomara. “In quell’hotspot c’è un rischio imminente e concreto di incolumità, per tutti. Per gli ospiti e per il personale delle forze dell’ordine che ci lavora, completamente scoperto dal punto di vista della sicurezza sui luoghi di lavoro”.
Ma i rischi, ha aggiunto il medico legale, non sono soltanto di tipo sanitario: “Lì dentro ci sono condizioni contrarie a tutte le regole di prevenzione delle patologie diffusive. Non soltanto Covid. Parlo di epatiti, Hiv, scabbia, tubercolosi… Provi a immaginare un incendio, qualcosa che genera una fuga di massa. Dovrebbero esserci 200 persone e invece ce ne sono 1.200, prigionieri. Secondo lei se premono tutti verso un’uscita sbarrata che succede?”. Le navi inviate dal governo? Potrebbero essere una soluzione, secondo Pomara, che però ha voluto precisare: “Sarebbe un bene anche che rimanessero attraccate sempre, perché l’emergenza non sarà finita in pochi giorni, come è facile prevedere”. L’hotspot di Lampedusa, in ogni caso, attualmente è un luogo “inadatto ad accogliere qualcuno”. “Nelle condizioni in cui è la struttura, quel luogo è già inadatto per i 200 che sono il numero regolare. Ci sono interi padiglioni inagibili, le persone dormono all’aperto, sotto gli alberi. L’assistenza medica è totalmente insufficiente. In alcuni angoli non c’è un pavimento ma un tappeto umano”, ha riferito il dottor Pomara.
Come Musumeci, anche il medico legale ha richiesto l’immediato trasferimento. “Non si può gestire un’emergenza come se fosse una situazione ordinaria. Non funziona”, ha dichiarato Pomara. “Accoglienza è una parola che dev’essere compatibile anche con la struttura e temo che invece non lo sia nemmeno se restano i 200 ospiti previsti. Non faccio un discorso politico, guardo la questione da medico: a me non importa sapere chi ho davanti, a me, importano le sue condizioni medico-sanitarie. A Pozzallo, un ragazzo mi ha mi ha detto: ‘Mettetemi in prigione che almeno sto al sicuro’. Ha ragione, lì le criticità sono solo di tipo sanitario. A Lampedusa, invece, mi ha colpito un ragazzino di 14 anni, tunisino: è positivo al Covid, è solo ed è disperato. Non fa che piangere”.
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