Polonia, rieletto presidente il conservatore Duda. Schiaffo a Ue e Lgbt

Roma, 13 lug – Il conservatore Andrzej Duda, 48 anni, è stato rieletto presidente della Polonia vincendo il duello con l’avversario Rafal Trzaskowski. Quest’ultimo, sindaco di Varsavia coetaneo di Duda, aveva incentrato la campagna elettorale su una linea più progressista e assicurando relazioni più strette con l’Ue. Una linea che non ha pagato, per quanto la Polonia sia di fatto spaccata in due. “La Polonia si è divisa”, ha titolato non a caso il quotidiano Rzeczpospolita. Il presidente uscente è stato infatti riconfermato con il 51,21% a fronte del 48,79% di Trzaskowski. Pochi punti percentuali di distacco insomma, eppure sufficienti a rafforzare Diritto e Giustizia (PiS), il partito fondato dai gemelli Kaczyński al governo dal 2015. Duda è ufficialmente indipendente, non fa dunque parte del PiS da cui però è sostenuto.

Smacco per Ue e Lgbt

Ciò significa che in Polonia si salda un accordo parlamentare che pone Varsavia in forte contrasto con l’Unione Europea e ha trovato ancora una volta il sostegno popolare, soprattutto da parte delle fasce rurali e più tradizionaliste. Duda ha puntato tutto su assegni sociali, tutela della famiglia tradizionale, lotta alla fecondazione assistita e all’ideologia Lgbtda lui giudicata pericolosa più di quella comunista (“neobolscevica, ancora più devastante per l’essere umano”).

Il tutto unito a un forte richiamo all’orgoglio nazionale che considera minacciato dall’ingerenza dei media stranieri, in particolare tedeschi e dell’opposizione polacca di sinistra. Secondo i media progressisti Duda è meramente un populista che strizza l’occhio all’estrema destra e ha vinto al fotofinish grazie al supporto di elettori con un basso livello di istruzione. Un’analisi che rischia al solito di apparire sprezzante nei confronti del popolo, considerato che se il presidente polacco avesse perso gli stessi media avrebbero parlato di vittoria della democrazia. Classico cortocircuito.

Tradizionalismo polacco

Sta di fatto che il cosiddetto “euroscetticismo” avanza in Polonia e conseguentemente rappresenta uno smacco per Bruxelles. Ora il governo conservatore di Mateusz Morawiecki potrà andare avanti senza grossi ostacoli per i prossimi tre anni, ovvero senza subire i veti presidenziali. Probabile così che l’esecutivo polacco tenti di attuare il prima possibile la riforma della giustizia, temuta da magistratura e opposizione.

Ma soprattutto i diktat dell’Ue troveranno tutto tranne che un terreno fertile. Con Duda vince poi la classica visione cattolica polacca e il serrato contrasto agli Lgbt, “che indebolisce i valori tradizionali”. A tal proposito su questo giornale avevamo parlato del niet all’insegnamento delle tematiche gender da parte dello stesso presidente polacco, replica diretta allo sfidante Trzaskowski che aveva introdotto l’educazione sulle questioni Lgbt nelle scuole di Varsavia.

Eugenio Palazzini

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