“Indossate la mascherina”, ma la gang di arabi uccide l’autista del bus
Philippe Monguillot è stato trucidato da almeno due pregiudicati. L’autista transalpino del bus si era limitato a domandare che coloro che erano in procinto di salire sul mezzo, i suoi assassini e coloro che li accompagnavano, indossassero la mascherina che serve a prevenire i contagi da Sars-Cov2.
La reazione del duo – che è originario di nazioni arabe – non era prevedibile. Tutto è avvenuto all’inizio del mese scorso. Dopo aver subito una vera e propria aggressione, Philippe Monguillot è entrato in coma per più di un mese, senza più uscirne. La notizia del decesso è stata data nel corso della giornata di ieri. La famiglia ha optato per evitare l’accanimento terapeutico.
La procedura è quella standard: quando qualcuno sale su un autobus, al fine della prevenzione dovuta alla pandemia, deve – sono le regole – essere dotato di una mascherina apposta sul viso. Vale per la Francia e per il resto d’Europa. Philippe Monguillot, suo malgrado, ha avuto a che fare con dei violenti che, oltre a rifiutarsi di assecondare una banale richiesta, hanno spinto il conducente al di fuori della sua postazione di guida, continuando a picchiarlo nei pressi di un marciapiede.
Non una rissa, quindi, ma un moto di violenza del tutto privo di giustificazioni. Philippe Monguillot non si è più rialzato da terra. L’episodio è già stato ricostruito dalle forze dell’ordine. Stando a quanto riportato da Libero, il viceprocuratore di Bayonne, la città in cui è avvenuta questa tragedia, ha descritto così gli avvenimenti che hano portato l’autista di bus alla morte: “È scoppiata una furiosa lite. L’autista è stato spinto fuori dall’autobus. Lì due persone gli hanno dato calci e pugni violenti nella parte superiore del corpo e in particolare alla testa”.
Il ministro dell’Interno francese – come ripercorso dall’agenzia Nova – ha parlato di “atto indicibile”. Darmanin si è pure detto convinto che la legalità debba essere tutelata attraverso un’azione più incisiva da parte dell’autorità. Sul caso – che sta facendo discutere – si è espresso pure il neo primo ministro Jean Castex, che ha da poco preso il posto di Edouard Philippe, che è stato eletto sindaco nella scorsa turnata e dunque si è dimesso. Il capo dell’esecutivo, stando pure all’Adnkronos, ha utilizzato toni duri, rassicurando l’opinione pubblica sulle conseguenze: Castex ha promesso che i quattro saranno assicurati alla giustizia.
Gli aggressori sono infatti quattro, ma solo due di questi sono accusati di omicidio. Gli altri due, infatti, dovrebbero aver partecipato, ma solo in maniera passiva: sono accusati di “mancata assistenza a persona in pericolo”. C’erano quindi almeno quattro persone mentre l’autista veniva aggredito. Chi è stato accusato di omicidio è poco più che ventenne. Sembrerebbe, inoltre, che il quartetto sia fuggito dopo l’aggressione, nascondendosi all’interno dell’abitazione di uno dei componenti del gruppo.
Sullo sfondo di questa storia dimorano temi che stanno accompagnando la Francia ed il dibattito pubblico d’Oltralpe da qualche anno ormai: il controllo del territorio e l’imperversare delle gang. Il tema della “sicurezza” è quindi quello con cui deve farei i conti la politica. “Mio marito si è spento alle 17:30. Rip amore mio”, ha postato sui social la moglie del conducente. Una famiglia distrutta per via della brutalità di chi si è scagliato contro un uomo innocente per via di una richiesta tanto legittima quanto innocua. E sempre sui social sono stati creati gruppi finalizzati ad esprimere solidarietà.
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