Il Papa “apre” i porti: “Dio ci chiede di sbarcare”
“È Dio che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito, chiedendo di poter sbarcare.
La Libia è un lager di cui ci fanno vedere solo la versione distillata. Ma non immaginate l’inferno che si vive lì, il lager di detenzione per questa gente che veniva solo con la speranza”. Sono passati sette anni da quando papa Francesco ha visitato l’isola di Lampedusa. Oggi Jorge Mario Bergoglio è voluto tornare su uno dei centri della sua pastorale, ossia la necessità di accogliere i migranti.
Il fatto che per il pontefice argentino i migranti e la loro parabola possano essere associati a Gesù Cristo ed alla sua vicenda storica è noto: Francesco ha operato questo paragone pure in relazione alla pandemia da Sars-Cov2. Nel corso della giornata odierna, anche il parroco di Lampedusa ha preso posizione. Come ripercorso dall’Agi, don Carmelo La Magra ha scritto un post su Facebook, che può nascondere qualche polemica: “”Sono ancora in vigore i decreti sicurezza, c’è ancora tante gente che muore in mare e persone lasciate giorni e giorni in attesa sulle navi senza capire perché, visto che prima o poi dovranno sbarcare”. Il consacrato, dunque, si aggiunge all’elenco dei contrari alla “linea dura” promossa dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. L’anniversario di oggi è stato dunque utile pure a delemitare le opinioni sul da farsi dal punto di vista politico.
Il Santo Padre – come ripercorso da IlCorriere – ha tuonato per mezzo dell’omelia, com’è solito fare in alcune circostanze: “Penso alla Libia – ha esordito il Papa – , ai campi di detenzione, agli abusi e alle violenze di cui sono vittime i migranti, ai viaggi della speranza, ai salvataggi e ai respingimenti. Ricordate cosa dice Gesù nel Vangelo: “Tutto quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a me”, nel bene e nel male. E questo monito risulta oggi di bruciante attualità, dovremmo usarlo tutti come punto fondamentale del nostro esame di coscienza quotidiano”. C’è stato spazio per un attacco scagliato nei confronti di quella che Bergoglio chiama “cultura del benessere“, che per la visione del primo pontefice sudamericana è anche anticamera della “cultura dello scarto”, quella che respinge gli “ultimi” ed i “penultimi” del pianeta.
Chi si definisce cristiano-cattolico è quindi chiamato ad accogliere i migranti senza se e senza ma. Se non altro perché è Dio che domanda accoglienza. Un altro argomento che certifica come per il Papa l’accoglienza sia un diritto tutelato dal Vangelo e dalle stesse indicazioni lasciate in dote all’umanità da Gesù Cristo. Non c’è spazio per troppa riflessione.
Francesco ha da poco introdotto delle nuove litanie. Tra questa, ce n’è una in cui la Vergine Maria viene definita “soccorso dei migranti”. La decisione ha suscitato più di qualche perplessità nel mondo cattolico. Ma Bergoglio è tanto convinto della sua scelta da proseguire così nel suo ragionamento: “La Vergine Maria, Solacium migrantium (soccorso dei migranti, ndr), ci aiuti a scoprire il volto del suo Figlio in tutti i fratelli e le sorelle costretti a fuggire dalla loro terra. Se siamo alla ricerca del volto del Signore, lo possiamo riconoscere in quello nel volto dei poveri, degli ammalati, degli abbandonati e degli stranieri che Dio pone sul nostro cammino…”.
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