Ora anche la Sirenetta è razzista: imbrattata la statua a Copenaghen
Roma, 3 lug – I «soliti ignoti» antirazzisti hanno trovato il pretesto per prendersela anche con la statua della Sirenetta eretta nel porto di Copenaghen. Evidentemente sprovvisti di senso del ridicolo a sufficienza, i vandali hanno pensato bene di siglare con vernice spray il loro spicciolo gesto di iconoclastia puerile dando del “pesce razzista” alla Sirenetta, (“racist fish”). Nonostante – secondo quanto riportato dalla Associated Press – al momento non vi siano rivendicazioni, appare evidente come il gesto sia pienamente da inscrivere in questa ondata di demenza ideologica che sta colpendo statue, monumenti e opere d’arte in tutto il mondo con il pretesto della lotta al razzismo. Si pensa che sarebbe stato l’omonimo cartone Disney ad attirare l’incredibile accusa di razzismo; l’accusa di suprematismo riguarderebbe la scena della canzone In fondo al mar, dove compare un pesce che, addirittura, sembrerebbe ricalcare le fattezze stereotipate di un afro-americano.
Ma se c’è qualcosa di peggiore di questo sciatto vandalismo, è il masochismo della cultura occidentale che ben filtra dalle parole di intellettuali come Ane Grum-Schwensen, esperta delle opere di Andersen, la quale, intervistata dalla televisione danese, si è affrettata a ricordare come le opere del favolista non contengano elementi razzisti. Viene da chiedersi, in maniera sconsolata, quale futuro potrà mai avere una civiltà arrivata al punto di preoccuparsi, davanti a un gesto vandalico, non tanto di condannare l’idiozia del gesto, quanto di cercare di discolpare l’oggetto dell’attacco da potenziali accuse di razzismo.
E’ la prima volta che la statua diviene oggetto di un attacco antirazzista, nonostante da tempo subisca gesti vandalici di varia natura. Eretta oltre 100 anni fa all’imboccatura del porto della capitale danese, nel corso degli anni è stata imbrattata, danneggiata seriamente, ha riportato la asportazione di un braccio e addirittura la decapitazione con tanto di furto della testa. Poche settimane fa, invece, la statua di un evangelizzatore della Groenlandia è stata danneggiata e oltraggiata con le consuete scritte anti-razziste e l’invito a «decolonizzare». Si ignora, per ora, se vi sia un qualche nesso tra l’attacco alla statua della Sirenetta e questo precedente episodio, al di là della ovvia, comune matrice «ideologica».
Cristina Gauri