Farsa grillina sul caso Regeni. Di Maio litiga con il suo vice
Farnesina contro Farnesina. È l’ultima frontiera delle incomprensioni tra grillini. E fa ancora più notizia perché stavolta, a dire una cosa e il suo contrario, sono due pentastellati considerati vicinissimi tra di loro.
Amici, oseremmo dire. Stiamo parlando del ministro degli Esteri Luigi Di Maio e del suo sottosegretario, compagno di partito e di corrente, Manlio Di Stefano (nel tondo). Mentre Giuseppe Conte a Palazzo Chigi è infastidito dall’attivismo di Di Maio sulla spinosa questione del caso di Giulio Regeni, ecco che dalle stanze del ministero guidato dall’ex capo politico del M5s sibila uno spiffero clamoroso. È Repubblica a darne conto in un retroscena non ancora smentito dallo Staff di Giggino. Secondo cui la Farnesina starebbe valutando il richiamo dell’ambasciatore italiano in Egitto a causa delle lentezze dell’inchiesta egiziana sulle torture che avrebbe subito il giovane ricercatore italiano prima della sua morte.
Almeno così sembrava fino a quando Di Stefano è intervenuto ai microfoni di Radio 24, non si capisce bene se per smentire la notizia o per affermare l’esatto opposto di ciò che vorrebbe fare Di Maio. Comunque il sottosegretario ha dato l’alt alla ritorsione diplomatica. E lo ha fatto con delle dichiarazioni che difficilmente corrono il rischio di essere equivocate. «Non credo che il ritiro dell’ambasciatore sia una soluzione, non l’ho mai creduto per un semplice motivo: l’ambasciatore è sostanzialmente il rappresentante del suo Paese in un altro Paese. Se si toglie l’ambasciatore di fatto si finisce di dialogare», ha spiegato sbugiardando le intenzioni della Farnesina, quindi, in teoria, anche le sue, essendo sottosegretario nello stesso ministero.
E poi ci sono i parlamentari. I deputati grillini in Commissione Esteri in una nota hanno commentato: «Bene ha fatto la Farnesina ad esprimere tutta la delusione per l’incontro di ieri». Sì, ma quale Farnesina?
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