Chef Rubio difende l’immigrato che ha ucciso un gatto: “Era affamato e disperato”
Roma, 2 lug – “Invece di inveire e insultare un uomo affamato e disperato, disposto a mangiarsi un gatto per strada, avresti potuto aiutarlo, capire la sua situazione e sfamarlo. Invece no, hai preferito umiliarlo e riprenderlo col cellulare così da sentirti migliore”. Così Chef Rubio, impareggiabile generatore di fesserie, ha commentato su Twitter l’atroce gesto dell’immigrato irregolare ivoriano che ha cucinato per strada un gatto. Rubio non poteva farne a meno, aveva nostalgia delle sue buffonate, quindi ha colto l’occasione per spararne una.
Difendere l’indifendibile è un giochino piuttosto triste, eppure è facile facile, c’è sempre un partoriente social pronto a dedicarvisi. E lo “chef” non sia mai che passi inosservato, lui è sempre lì, pronto a infierire sulla tastiera, propinandoci amenità. Il guaio è che, a giudicare dalle risposte date su Twitter agli utenti che l’hanno duramente criticato, sembra proprio che Rubio creda sul serio a ciò che scrive. Non lo fa solo per darsi a inutili provocazioni, la sua non è soltanto una maschera indossata all’uopo. Sembra chiedersi sul serio cosa avrebbe avrebbe potuto fare quel povero straniero affamato se non arrostire un animale domestico e mangiarselo. E’ d’altronde la medesima capziosa riflessione “giustificazionista” dei fan dell’accoglienza, che anche di fronte a un atto ignobile evitano puntualmente di sdegnarsi. Anzi, provano a rinvenire in quell’atto un fattore scatenante qualunque per non considerarlo deprecabile.
Maledetti intolleranti
E non ammettono repliche, perché suvvia se non siete abbastanza obnubilati dall’accettazione aprioristica dell’immigrazione, siete dei maledetti intolleranti razzisti che non comprendete un fenomeno tanto inevitabile quanto lodevole. Prendiamo, tanto per intenderci meglio, una risposta data da Rubio a un utente: “Non state bene se non sapete che le sigarette in strada non si comprano ma si donano e magari quel pacchetto stava là da prima… dai mettete na parucca e fai la brava”.
Già, se l’ivoriano che ha cucinato il gatto aveva con sé un pacchetto di sigarette, per forza di cose le avrà ricevute in dono, perché in strada è una consuetudine. E noi fessi che lo compriamo in tabaccheria.
Alessandro Della Guglia