«loro sono assillati dal fatto di avere nei loro Paesi forze populiste che li assediano e erodono i loro consensi. Io, invece, il cosiddetto populismo ce l’ho nel governo, anzi ne sono l’espressione, lo rappresento. E credo di potere aiutare anche gli altri leader europei a capire dove e come occorre cambiare, per fare in modo che queste forze aiutino il sistema a migliorare e non a implodere».
“L’Europa» spiega il premier «procede a scatti, tra periodi di stasi e passi avanti. Questo è il momento di farla scattare uscendo da una situazione in cui langue. Altrimenti diventa l’Europa dei gruppi regionali di cinque, sei Paesi». E sarebbe «una regressione geopolitica. Stiamo cercando di restituire centralità al Mediterraneo, marginalizzato dall’allargamento a Nord e a Est».
Ai vertici europei in passato «spesso l’Italia non si è fatta valere per timore di rimanere isolata». In un’Europa «debole e disorientata, stiamo cercando di far capire che possiamo aiutarla a rafforzarsi, se riconosce che il contesto, il quadro strategico sono cambiati. E sull’immigrazione – rivendica – l’atteggiamento sta cambiando, a nostro favore».