La Raggi cancella pure l’Estate romana. Un gatto colorato al posto della lupa per “Romarama”

Roma, 22 giu – Il rischio è quello di non accorgersi della “furia iconoclasta de ‘noantri”. Mentre tutti guardano ai Black lives matter e alle teste delle statue di Cristoforo Colombo che rotolano come sassi, qui siamo sempre alle prese con Virginia Raggi. Che non andrà magari a tirare secchiate di vernice sui busti del Pincio, ma che ha già dato ampie dimostrazioni di voler letteralmente riscrivere la storia della città. Adesso il sindaco di Roma punta a cancellare un altro pezzo dell’identità più recente della Capitale. E’ infatti partito l’assalto alla celebre Estate romana, l’iniziativa ideata nel 1977 dall’allora assessore alla Cultura, Renato Nicolini, che da oltre quarant’anni caratterizza le estati capitoline.

“Romarama”: un nome brutto e senza senso

Al suo posto arriva “Romarama – L’arte che muove la città”; niente più caratterizzazione estiva perché “l’evento dura tutto l’anno”. E soprattutto niente più lupa capitolina, il simbolo di Romarama è infatti un improbabile gatto colorato. Lo spirito che anima questo tipo di iniziative è sempre lo stesso: la Raggi e la giunta pentastellata vivono nell’ossessione di dover lasciare “un segno”, di dover in qualche modo impomatare un fallimento amministrativo conclamato. Promesse non mantenute, vento che è tutt’altro che cambiato e allora ecco che si manda in pensione un patrimonio immateriale come l’Estate romana, iniziativa che ha rivoluzionato il modo di vivere la cultura all’interno delle grandi città e che è stata studiata e copiata in tutto il mondo, per tirare fuori dal cilindro la solita idea confusa e al ribasso. 

Le spiegazioni dei pentastellati

Del resto la cialtronaggine dell’iniziativa è annunciata dalle stesse parole del vicesindaco, Luca Bergamo: “Il suffisso rama deriva dal greco e vuol dire guardare, il nome non è propriamente bellissimo, me ne assumo la responsabilità, ma si ricorda, ricorda il cinerama. Il bando dell’Estate Romana ormai non aveva più nulla a che fare con quello che era il contenitore iniziale. Siamo in un momento specifico che ci spinge a lanciare un messaggio che dice ‘il palinsesto culturale dura tutto l’anno”. Insomma il vicesindaco ci presenta l’iniziativa scusandosi per la scelta di un nome chiaramente brutto. Sul piano della comunicazione davvero un ottimo inizio per una kermesse culturale che dovrebbe sostituire e migliorare l’Estate romana.

Per fortuna però c’è Virginia Raggi, che senza il minimo senso del pudore e della realtà difende a spada tratta la strada intrapresa: “È un nome di impatto. Abbiamo sentito l’esigenza di un nuovo nome, non tanto perché siano cambiati i valori dell’Estate Romana quanto perché sono cambiati i tempi, abbiamo pensato ad un contenitore che durasse tutto l’anno”. Chissà come reagiranno i romani di fronte ad una nuova scelta  incomprensibile. Tutto sommato all’elezione del nuovo sindaco non manca poi tanto.

Davide Romano 

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